I confini delle alleanze non subalterne
Le regionali, il Pd col M5s, il proporzionale argine alla subalternità
Nicola Zingaretti ha rivolto un appello agli alleati di governo perché non ostacolino le possibili intese a livello regionale per la presentazione di candidature unitarie per battere il centrodestra. Ha sottolineato che questo, a suo avviso, sarebbe “un dovere” in consultazioni che si svolgono col maggioritario a turno unico. Non si tratta di una specificazione irrilevante, anche se ha forse anche il senso di una pressione sui 5 stelle destinata a non ottenere risposte positive e quindi a giustificare campagne regionali che necessariamente punteranno a raccogliere consensi anche nell’elettorato grillino. In ogni caso è comprensibile che in alcune regioni si punti a presentare un’alternativa al centrodestra quanto più larga possibile, ma sarebbe bene che la motivazione “tecnica”, cioè la presenza di un sistema elettorale maggioritario, diventasse la base di un ragionamento politico. La legge elettorale nazionale, ancora in discussione, se contenesse un premio maggioritario rilevante finirebbe con lo spingere verso alleanze preelettorali con il M5s, con l’effetto di annacquare le differenze consistenti che li separano dal Pd, che si troverebbe quindi in una condizione ambigua, col rischio di essere considerato una costola del grillismo. Solo un sistema proporzionale consentirebbe a tutti, anche al Pd, di condurre una campagna elettorale e poi costruire un sistema di alleanze esprimendo la propria autonomia.
Non si tratta di adottare una linea di isolamento, ma di verificare il consenso sulla propria visione della società, dell’economia e dello stato. Non va sottovalutata la possibilità di ottenere qualche successo nelle regionali di settembre, il che metterebbe in difficoltà lo schieramento opposto, ma da una esigenza tattica non si può derivare una conseguenza strategica, cioè un’alleanza col M5s e che non sia conseguente a una verifica di merito sulle tante questioni divisive e a una constatazione dei reali rapporti di forza elettorali. Zingaretti finora ha saputo evitare le trappole di cui è stato disseminato il percorso della legislatura. C’è da sperare che continui a non farsi ammaliare dalle sirene maggioritarie che lo porterebbero a uno status se non subalterno almeno troppo condizionato.