Danilo Toninelli è un grillino quintessenziale. Ha creduto di rappresentare il popolo nella sua interezza e nella sua semplicità rousseauiana, di esserne il portavoce (non sia mai che uno alza la cresta) e così di non poter sbagliare. Si sentiva al sicuro, circondato dalla gente: tutti suoi bodyguard naturali. Oggi la sua identità con il popolo si è rotta in modo definitivo, complice un’aggressione verbale, e poi minacciosa di diventare fisica, ai suoi danni da tavolino a tavolino di un bar romano. Un gruppetto, guidato da un giovane muscoloso e molto tatuato, in canottiera, coadiuvato da un altro decisamente ben piantato con testa pelata, si è rivolto all’ex ministro chiedendo conto, diciamo così, del cambio di maggioranza, dell’accordo con il Pd, e ribaltando contro Toninelli il repertorio, raffazzonato perfino rispetto al grillino medio, dei doveri del bravo portavoce del movimento.
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