I decreti sicurezza di Salvini non esistono (quasi) più. La bozza di Pd e M5s
Via le multe alle ong, riecco protezione umanitaria e Sprar. La maggioranza trova l'intesa per riavvolgere il nastro di due anni e fare finta che i danni causati dai provvedimenti non ci siano mai stati. Parla Schiavone (Asgi)
Due anni buttati, trascorsi tra urla e battaglie ideologiche che hanno esacerbato il dibattito politico sull'immigrazione. Dopo la sentenza della Corte costituzionale della settimana scorsa – ampiamente annunciata – Pd e M5s avrebbero raggiunto un'intesa di massima sulla riforma dei due decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini. Le modifiche per ora sono solamente una bozza di 10 pagine divise in 9 articoli che dovrà essere vagliata dal Consiglio dei ministri, forse prima di Ferragosto; ma sono anche il primo vero passo avanti in una trattativa estenuante condotta all'interno della maggioranza sin dall'insediamento dell'esecutivo rossogiallo. “Finisce l'èra dell'arbitrarietà, tornano al centro le leggi”, dice al Foglio Gianfranco Schiavone, vicepresidente dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi).
La settimana scorsa la Consulta ha dichiarato incostituzionale uno dei capisaldi del primo decreto sicurezza, ovvero quelle misure che finivano per complicare o impedire l'iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo. Una norma “irrazionale”, così l'hanno definita i togati. Così, dopo le numerose bocciature arrivate dai giudici, si attendeva ora che fosse la politica a tirare le somme e ad agire di conseguenza. E in effetti, guardando alle modifiche apportate al testo da Pd e M5s, sembra che “i nodi siano stati affrontati. Direi anzi che la valutazione è complessivamente positiva”, dice Schiavone. Si ritorna a rispettare l'articolo 10 comma 3 della Costituzione (“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”) seguendo le indicazioni date dal capo dello stato, Sergio Mattarella. “Poco importa se la protezione umanitaria che il primo decreto aveva quasi abolito si chiamerà speciale o in altro modo: si torna finalmente a una definizione della norma ampia, ma non generica, dove la protezione sarà concessa caso per caso dal giudice”. Insomma, spiega Schiavone, “si torna a una logica giuridica che è antecedente a quella dei decreti”.
Stesso discorso vale per le multe alle ong che per Salvini dovevano essere milionarie e che ora sono ridimensionate e decise da un giudice. “Si rinvia tutto alle convenzioni internazionali che vanno applicate per tutti – dice Schiavone – In base alla bozza elaborata dalla maggioranza, le ong non sono più discriminate e se il governo intende vietare l'ingresso a una nave umanitaria nelle acque territoriali deve motivare il divieto in base all'articolo 83 del Codice della navigazione”. Certo, ammette il giurista, “se il decreto sicurezza bis fosse stato abrogato del tutto ci sarebbero stati meno pasticci giuridici e di certo non avremmo avuto il problema di un vuoto normativo dato che il diritto internazionale, che è preminente, già disciplinava le operazioni di salvataggio in mare”.
Ma c'è anche un altro punto su cui i provvedimenti di Salvini saranno ridimensionati al punto da cancellarne gli effetti, cioè quello dell'accoglienza diffusa, meglio nota come sistema Sprar. “Le competenze per l'organizzazione tornano agli enti locali e ai sindaci”, spiega Schiavone. Ma a tal proposito, il Conte 2 porta con sé le vecchie lacune normative che già esistevano prima ancora del Conte 1. “Sotto l'aspetto dell'accoglienza manca ancora la programmazione necessaria per assicurare che il sistema di inserimento sociale dei richiedenti asilo sia efficiente”. I più restii a cedere a qualsiasi soluzione strutturata, in particolare in tempo di pandemia, sembrano essere gli enti locali come dimostrano le polemiche sollevate in questi giorni dai sindaci siciliani e calabresi. “Su questo punto c'è tanta demagogia – dice Schiavone – perché l'accoglienza diffusa è un livello successivo che non ha nulla a che vedere con le operazioni di soccorso e con la messa in sicurezza, anche a livello sanitario, dei migranti”.
La legislazione italiana in tema di asilo resta quindi in attesa di essere riformata e oggi paradossalmente torna, con acciacchi e strozzature, alle condizioni di un paio d'anni fa, prima della “cura” salviniana. “Nel frattempo moltissimi progetti per l'accoglienza sono stati chiusi, migliaia di persone hanno perso il lavoro. Non esiste una stima univoca ma i sindacati parlano di 10 mila disoccupati in più – spiega il vicepresidente dell'Asgi – Come effetto dei decreti sicurezza si è preferito puntare su centri di accoglienza enormi ma con una qualità dei servizi molto bassa e che sono diventati così dei depositi umani”. Insomma, in due anni non si è solamente perso tempo, ma si è innescata quella che Schiavone definisce “una bomba sociale”. A colpi di provvedimenti spot e propaganda.