Interrogato sulla possibilità di costruire il ponte sullo Stretto di Messina, Giuseppe Conte ha espresso una preferenza per una soluzione, quella del tunnel sottomarino, che appare quantomeno altrettanto illusoria di tanti altri “annunci del ponte” che costellano la storia italiana e che di volta in volta appaiono meno credibili agli occhi di un paese sempre più disincantato. Anche tralasciando i fattori oggettivi, il fatto che lo Stretto è più profondo della Manica, che invece di un ponte di tre chilometri e mezzo ci vorrebbe un tunnel di più di 30 chilometri: di questo, caso mai, si occuperà un comitato tecnico-scientifico. Quello che lascia sbalorditi è la facilità con cui si lanciano idee mirabolanti che ormai non convincono più nessuno. Peraltro un governo che si regge su un movimento, quello dei Cinque stelle, contrario quasi per principio alle grandi opere, appare assai poco titolato per avanzare ipotesi del genere. Il fatto stesso che non ci sia stata la solita levata di scudi contro l’idea di Conte è la dimostrazione che nessuno l’ha presa sul serio.
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