Sfatiamo un falso mito: la recente modifica dei decreti “Sicurezza” voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini non si imponeva solamente per motivi umanitari. L’accoglienza indiscriminata, quella intrisa talvolta di ideologia, non può essere considerata l’antidoto per disinnescare le fandonie del segretario della Lega in tema di immigrazione. I “porti chiusi”, le discriminazioni anticostituzionali, le guerre preordinate alle ong, la criminalizzazione dei salvataggi in mare: tutto questo calpestio dello stato di diritto e – talvolta – della dignità umana racchiuso nei decreti “Sicurezza” è solo una parte della propaganda salviniana. A sancirlo sono stati i giudici, quelli penali e quelli amministrativi, fino a salire la piramide giurisdizionale per arrivare alla Consulta. L’applicazione concreta dei decreti “Sicurezza” è sempre stata smontata, pezzo dopo pezzo dalla magistratura, a riprova del fatto che le leggi di Salvini altro non erano che scatole vuote.
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