Matteo Salvini si è reso conto che le sue invettive contro la “gabbia” europea appaiono sempre più infondate e ha deciso di cambiare. Spiega che non è stato lui a modificare la sua visione ma è l’Europa che è cambiata, ma non importa. Adesso intraprenderà un viaggio per le capitali del Vecchio continente alla ricerca di collegamenti e rapporti, nell’ambito di una linea fermamente occidentale. “Guardiamo all’America, all’occidente e Israele”, ha esclamato, forse per fare dimenticare qualche flirt con la Russia e la Cina. Non ha (ancora) deciso di uscire dal gruppo sovranista, anche perché un approdo al Partito popolare europeo sarebbe assai arduo, e come la volpe con l’uva che non riusciva a raggiungere dichiara di non essere intenzionato a “cambiare casacca”. Però le lodi alle scelte della Banca centrale europea, il consenso per il Recovery fund (appena compensato dalla permanente critica al Mes che obbedirebbe, chissà perché, a tutt’altra logica) suonano come una musica tutta diversa da quella del passato anche recente.
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