Zingaretti: "Sosteniamo un Conte Ter"
Il partito democratico riunito per decidere la linea alla vigilia delle consultazioni con il capo dello stato
Pubblichiamo di seguito l'intervento del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ha aperto il lavori della direzione nazionale del partito.
Nella riunione del nostro gruppo al Senato di lunedì 11 mi è capitato tra le altre cose di dire: “siamo in un passaggio strettissimo della storia democratica del nostro Paese”.
Gli eventi che sono seguiti confermano questa lettura e ora siamo di nuovo chiamati a fare scelte importanti per il futuro della Repubblica.
Tento di riassumere.
Nei mesi scorsi insieme al sostegno leale e convinto all'attività di Governo abbiamo insieme deciso di promuovere un confronto all’interno della maggioranza per un rilancio politico e programmatico della sua azione.
In un momento drammatico della vita del Paese abbiamo rilanciato l’impegno di Governo chiamando tutti all’esigenza di un salto di qualità.
Questo processo è stato interrotto dall’annuncio delle dimissioni delle ministre di Italia Viva e l’irresponsabile apertura di una crisi di Governo.
Un errore politico, sbagliato e grave e che ha prodotto sconcerto nell’opinione pubblica e incredulità nei governi delle altre democrazie europee.
Ha allontanato la politica dal sentire comune di milioni di italiani che da mesi lottano per resistere e per non rinunciare alle loro prospettive di vita.
Oltre a coloro che già prima si trovavano in una situazione di difficoltà sappiamo che milioni di persone sono precipitate in uno stato ancora più grave, alcune di indigenza.
Ci sono famiglie che vivevano con due redditi che ne hanno a malapena uno. Negozi e imprese familiari che chiudono, come bar e ristoranti alcuni dei quali sanno non riapriranno più.
Studenti e studentesse di scuole e università che stanno affrontando immense difficoltà pur di mantenere livelli accettabili di formazione. Le donne in particolare, come ci dicono ad esempio i dati sulla perdita di posti di lavoro, rischiano di essere le prime vittime dell’aumento delle nuove disuguaglianze.
Insieme a questo c’è tanta voglia di reagire, una potente energia italiana: nelle imprese, nei lavoratori, tra i giovani, nelle famiglie che combattono ogni giorno per non rinunciare al futuro.
L’Italia che non si arrende mai. Come felicemente ha detto oggi Giorgio Armani in una bella intervista.
Una passione civile dalla quale la politica per colpa della crisi si è allontanata.
Cito questi esempi perché questo è il contesto nel quale si è voluto aprire la crisi e noi parafrasando Aldo Moro non dobbiamo mai commettere l’errore neanche di lambire una politica lontana della gente.
Tra i tanti è significativo il titolo del New York Times: in Italia oltre alla pandemia si aggiunge il caos politico.
Il salto nel buio, come avevamo denunciato, ha aperto una pericolosa stagione di precarietà, rallentando o fermando dossier fondamentali per il Paese.
Un costo che gli italiani stanno pagando.
Per rispondere a un’esigenza di chiarezza e trasparenza abbiamo subito fatto la scelta di collocare nella sede propria, il Parlamento, il confronto sulla crisi.
Nessun partito o alleanza politica nel 2018 ha ottenuto con il voto la maggioranza e i governi che si sono formati sono nati tutti da accordi politici e parlamentari.
L’appello alla responsabilità fatto dal Presidente Conte a sostenere un Governo di stampo europeista e che affronti le sfide che abbiamo davanti ha ottenuto la fiducia dei due rami del parlamento senza il voto dei parlamentari di Italia Viva.
Una maggioranza assoluta alla Camera e 157 voti al Senato, solo 4 voti in meno della maggioranza assoluta.
Una conferma che negli attuali equilibri parlamentari figli della sconfitta del 2018 Conte, indicato ad agosto dal partito di maggioranza relativa, rappresenta nelle forze politiche un punto di equilibrio credibile.
Ma le sfide immense che abbiamo davanti richiedono un salto di qualità, stabilità e visione.
Questa consapevolezza e la volontà di dare vita a un governo nuovo stabile e di ampia base parlamentare ha portato il Presidente Conte a rassegnare le dimissioni, e mettersi a disposizione per un esecutivo di chiaro stampo europeista e con un nuovo programma.
Ringrazio la nostra delegazione al Governo che in questi mesi davvero drammatici e in condizioni politiche proibitive si sono fatti carico di garantire sempre un profilo politico e operativo adeguato alle sfide.
Non è stato per nulla facile trovare sempre un punto avanzato di sintesi soprattutto in un tempo nel quale la cattiva politica si nutre della esaltazione dei problemi e non della ricerca di soluzioni. E il dibattito politico sembra a volte esaurirsi nella rappresentanza di un punto di vista particolare.
L’opposto di ciò che occorre oggi. Responsabilità, visione, qualità.
La pandemia ogni giorno dal punto di vista sanitario pone sfide inedite, in ultimo la campagna vaccinale di massa e abbiamo davanti mesi dove accanto alla necessità di un rilancio produttivo si dovranno affrontare gli effetti di crisi sociali molto serie.
La responsabilità nazionale in una democrazia sta nel compito della politica di dare risposte alle aspettative e alle richieste delle persone.
Il Paese ha bisogno di risposte. E ne ha bisogno in fretta.
Molti strumenti per dare queste risposte li abbiamo conquistati noi con il nostro lavoro di questi mesi a cominciare dal Next Generation EU.
Un treno, come ha detto bene Romano Prodi, che l’Italia non può permettersi di perdere.
Quel treno appunto è una nostra conquista di cambiamento perché in piena pandemia siamo stati capaci di portare l’Europa ad offrire una prospettiva.
Come abbiamo sempre detto non dobbiamo avere come obiettivo quello di restaurare l’Italia che c’era prima ma di costruirne una nuova.
Il Partito Democratico ha lavorato per cambiare la prima bozza dimostrando che con le idee e la buona volontà i risultati si ottengono ora anche grazie a questo impegno la bozza approvata in consiglio dei ministri è uno strumento adeguato a questo obiettivo, ora sarebbe un crimine fermarsi.
Chiedono sicurezza le persone e chiedono certezza gli amministratori, Sindaci delle nostre città e Presidenti di Regione.
Fatemelo dire, visto che lo vivo tutti i giorni nella mia esperienza.
Il mondo dalla trincea degli amministratori è molto diverso. È palese il prevalere della necessità di concretezza, della domanda di serietà e responsabilità per il prevalere del bene comune.
Ecco perché condividiamo e sosteniamo, e su questo chiedo un mandato alla direzione, l’ipotesi di proporre al Presidente Mattarella un incarico al Presidente Conte per dare vita a un governo raccogliendo il suo appello nella direzione della responsabilità nazionale.
Un Governo che possa contare su un’ampia base parlamentare.
Che sia nel solco della migliore tradizione europeista del nostro Paese e si impegni nella missione di un rilancio e rinnovamento delle Istituzioni europee. Che sia in grado di affrontare le grandi emergenze poste dalla pandemia dal punto di vista sanitario e sociale e affronti i nodi dello sviluppo a cominciare dall’attuazione delle opportunità che l’Europa ci offre.
Combattere la pandemia, continuare la campagna vaccinale, coinvolgere il paese e attuare il recovery per la crescita e il lavoro, mettere in sicurezza e rilanciare il sistema formativo e della sanità, attuare una riforma e riorganizzazione di moderne politiche attive per il lavoro, portare avanti una riforma del fiscale nel segno della semplificazione e dell’equità, finalmente approvare riforme istituzionali che diano efficienza allo Stato a cominciare, dopo il taglio dei parlamentari, da una nuova legge elettorale di stampo proporzionale così come indicato dalla nostra Direzione.
Ecco una sfida possibile e credibile per chiamare a raccolta tutte le energie disponibili.
Auspichiamo un governo con una maggioranza ampia.
Questo per raccogliere e dare piena cittadinanza alle istanze e disponibilità che tante forze di ispirazione moderata e liberale hanno manifestato ma anche per mettere al riparo il futuro Governo da rischi di instabilità e fragilità.
Sui giornali in questi giorni si è molto parlato del rapporto con Italia Viva e del suo ruolo.
La scorsa settimana qualcuno ha addirittura invitato il sottoscritto a farsi passare “l’arrabbiatura” per la crisi e a riprendere il dialogo per andare avanti.
Voglio rassicurare tutti. Non è un tema di nervosismo o personale. Penso di averlo dimostrato e da segretario non ho mai agito facendo prevalere questi aspetti.
Anzi io in particolare con Renzi ma anche con gli altri leader della maggioranza nei mesi scorsi ci siamo confrontati e abbiamo cercato vie comuni per rilanciare e migliorare l’azione di Governo dentro uno spirito unitario e positivo.
La rottura di questo processo non è stata provocata da noi.
In questa lettura sui rapporti politici c’è dunque un equivoco, visione miope di chi non riesce a vedere il problema che riguarda l’Italia e la credibilità e serietà della nostra proposta politica.
Per quanto mi riguarda, il tema del rapporto con Italia Viva non ha nulla a che vedere con un aspetto di risentimento per il passato, ma di legittimi fondati dubbi sulla affidabilità per il futuro.
Nessun veto, ma un aspetto politico da tenere in considerazione, non per spirito polemico che non mi appartiene, ma perché noi verremo giudicati dagli italiani in merito alla sincerità e alla credibilità delle parole che utilizzeremo per definire il nuovo governo che decideremo di sostenere.
Ricordiamocelo. Per la prima volta nella storia della Repubblica nel giorno del giuramento dell’esecutivo attuale al quale abbiamo contribuito a dare vita, si verificò una scissione che ne mutò le caratteristiche. Il nuovo partito, Italia Viva, che fu protagonista di tale scissione dichiarò come missione fondamentale quella di distruggere il principale alleato del governo appena formato, sperando di ridurlo al 6% dei consensi. Così come, proprio nel mentre grazie anche alla nostra iniziativa, il presidente Conte, dopo il suo incontro con il presidente Mattarella, aveva dichiarato la necessità di aprire un confronto su un programma di fine legislatura e di adeguare la squadra per realizzarlo, si è prodotta una frattura che abbiamo vissuto e che, purtroppo, hanno vissuto con gravi danni tutti gli italiani.
Valutare la credibilità della composizione di un governo che noi auspichiamo stabile e duraturo, non è un pretesto polemico ma un dovere di responsabilità verso il paese.
Altrimenti le parole perdono significato e pretendere una coalizione forte ed ampia ed un esecutivo autorevole che duri tutta la legislatura sarebbe velleitario e vano.
Per questo io dico proviamo. Certo senza veti ma al tempo stesso dico chiarezza. Lealtà. Trasparenza. Misura.
Proviamo perché noi non abbiamo mai voluto o auspicato elezioni politiche anticipate e non le vogliamo ora.
Non esiste partito politico che da agosto 2019 si è caricato sulle proprie spalle l’onere di portare a compimento la legislatura garantendo un adeguato livello di governo.
Per questo hanno fatto bene coloro che in questi giorni, dopo l’apertura della crisi al buio, hanno segnalato questo pericolo perché esso è reale.
Segnalare per la strada il pericolo di una buca è l’esatto opposto della volontà di volerci finire dentro. Il danno si compie se si nega l’esistenza di un pericolo e visto che la destra chiede e punta alle elezioni, se non si trova una soluzione su un compromesso accettabile e autorevole il rischio si concretizza.
Per questo motivo anche in queste ore siamo impegnati nel tentativo di dare vita a un governo nuovo, autorevole e riformista dove pesi il ruolo del Pd.
E’ la nostra missione.
Ma ricordiamoci sempre che se questo oggi, forse, è possibile, lo è solo grazie al ruolo che tutto insieme questo gruppo dirigente, che ha avuto l’intelligenza di ritrovare la via dell’unità, si è conquistato anche tornando a vincere, in una situazione difficile.
Una centralità politica assoluta malgrado una rappresentanza parlamentare che a causa della sconfitta del 2018 e della scissione da al Pd l’11% della forza parlamentare al Senato e il 14% alla Camera. Lo sanno bene i nostri gruppi che combattono ogni giorno per garantire qualità all’iniziativa legislativa.
Ecco perché la nostra unità, vera e non formale, anche nelle prossime ore sarà fondamentale, perché da essa dipende la possibilità stessa di incidere nei complessi processi politici che si sono aperti.
Dunque proviamo e puntiamo a dar vita a un nuovo governo con ampia base parlamentare, al riparo dai ricatti e da azioni improvvise dei singoli partiti, di stampo profondamente europeista, aperto alle componenti di ispirazione moderata liberale socialista.
Proviamo a costituirlo attorno a Conte che ha governato con noi, che ha ricollocato grazie soprattutto all’alleanza con il Partito Democratico sul binario giusto l’Italia con il suo rapporto con l’Europa e con il mondo, che è un punto di equilibrio non solo nel rapporto con il Movimento 5 stelle che sapevano fin dall’inizio difficile ma che alla fine ha compiuto dei passi in avanti importanti, che è considerato da una grande parte dell’opinione pubblica un risorsa importante, e che sarebbe non solo ingiusto, ma irrealistico e avventuroso cambiare.
Tentare fino all’ultimo di realizzare questo governo, di impegnare ogni nostro sforzo per conseguire questo risultato e per superare insufficienze, ritardi, difficoltà che abbiamo avuto, come ha ricordato lo stesso conte, in un confronto solidale, franco ma mai distruttivo è un nostro imprescindibile dovere.
Mobilitiamoci anche nel Paese, nelle prossime ore a sostegno delle nostre ragioni e delle nostre idee. Per tenere viva una presenza nelle città, dialogare con le persone contrastare la disinformazione frutto di un esasperato e sbagliato utilizzo di falsi retroscena.
La nostra posizione è limpida e leale.
Il Pd è il pilastro della politica responsabile e del primato del bene comune. E’ tornato ad essere una certezza. Questo non significa staticità, accomodamento, passività. Piuttosto promozione e affermazione di contenuti di innovazione che spingano verso un Italia nuova. E un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità sociale e ambientale. Questo oggi significa responsabilità.
Questa è la condizione di ogni vera stabilità e questo è ciò che si attendono il mondo del lavoro, le imprese e le famiglie. Le donne, i giovani, ogni settore produttivo, la rete dei servizi, le imprese sociali, del commercio e centinaia di migliaia di partite iva.
L’Italia, lo sappiamo, è malata. Ma l’Italia può guarire.
Non abbiamo nessuna intenzione di chiuderci nelle nostre stanze a cercare un governo a qualunque costo. Non è questa la nostra storia e non è questo che serve alla nazione.
Prendiamoci cura dell’Italia e credo che la cura giusta sia un governo di legislatura, europeista, repubblicano, che rilanci lo sviluppo, socialmente giusto e attento agli ultimi.
Un governo attento alla salute e al futuro degli italiani.
Questa crisi non l’abbiamo voluta noi. Ne avremmo fatto volentieri a meno.
Ripeto.
L’Italia può e deve guarire. E i fondi del Recovery Fund sono la più grande opportunità che ci permette di sperare e di camminare verso la guarigione.
Il Partito democratico ha una sola parola ed esprime un nome come possibile guida di un nuovo governo di cambiamento.
Quello di Giuseppe Conte.
Ma sarebbe insufficiente affidarsi ad un nome se in questi giorni tutti, sottolineo tutti, non compiono un atto di generosità nei confronti dell’Italia facendo un passo in avanti.
È il momento dell’ambizione, della elaborazione di un grande progetto sostenuto da una forte proposta politica. È il momento più delicato, e il Partito Democratico dimostrerà ancora una volta al popolo italiano di esserne all’altezza.