Matteo Salvini ha impiegato troppo tempo a capire che la svolta impressa da Sergio Mattarella richiede prima di tutto la capacità di comprendere il cambiamento radicale del gioco politico. Altro che “discontinuità”! Il leader della Lega si era illuso che il M5s si chiamasse fuori e che l’apporto leghista sarebbe risultato indispensabile e condizionante. Si è messo a discettare su chi può stare insieme e chi no, il che contraddice il principio espresso dal capo dello stato, che serve cioè un governo senza connotazione politica predeterminata, che non si cerca un’alleanza o una coalizione tra partiti ma l’adesione a un appello di carattere istituzionale. Ora pare che Salvini abbia capito, ma in colpevole ritardo. Giuseppe Conte è stato più svelto di lui, si è offerto come garante di un sostegno della vecchia coalizione al governo di Mario Draghi, meglio se sarà un governo di carattere politico.
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