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editoriali

Il trionfo degli europeismi

Redazione

Governo, partiti, città. Le leadership con un futuro sono quelle europeiste

Roberto Gualtieri sarà il principale candidato democratico per il Campidoglio e sfiderà così un candidato ancora ignoto del centrodestra, la grillina Virginia Raggi e il leader di Azione Carlo Calenda. Gualtieri è stato ministro dell’Economia nel secondo governo Conte ma si è fatto conoscere nel Parlamento europeo. Non è l’unico leader che ha tratto dall’esperienza di Bruxelles il prestigio necessario per esercitare un ruolo politico di primo piano in patria.

Nel centrodestra spicca il caso di Antonio Tajani, che è stato presidente del Parlamento continentale e ha acquisito lì la statura che gli consente ora di essere il vice di Silvio Berlusconi. Naturalmente il curriculum del presidente del Consiglio Mario Draghi è connotato soprattutto dalla sua gestione innovativa e coraggiosa della Banca centrale europea, mentre anche il suo predecessore, Giuseppe Conte, che era diventato premier quasi per caso, ha costruito, anche grazie al suo ruolo svolto in Europa in questi mesi di pandemia, un profilo che gli ha consentito di piegare in senso europeista l’orientamento dei 5 stelle e ora di assumere la guida di questo movimento.

 

La dimensione europea diventa gradualmente ma abbastanza rapidamente una condizione o almeno un importante fattore di successo anche nella politica italiana. Sono lontani i tempi in cui, era il 1972, un presidente della commissione europea, Franco Maria Malfatti, lasciava quell’incarico per concorrere alle elezioni parlamentari italiane. Allora la scala delle priorità appariva assai diversa da quella di oggi. Per tutti i partiti il rapporto con l’Europa risulta decisivo, anche per chi esprime un atteggiamento critico o addirittura scettico. L’interdipendenza non solo economica europea è ormai un fatto oggettivo che penetra anche nella coscienza soggettiva, il che porta a superare o a mettere ai margini i pur persistenti atteggiamenti provinciali, anche se si ammantano della presunzione sovranista. Anche questa è una transizione positiva.