la domanda del foglio
Draghi spiega i fattori chiave delle nuove regole sull'export dei vaccini
Reciprocità, proporzionalità, catene di valore e di produzione: questi i punti da considerare per decidere su eventuali blocchi delle esportazioni verso paesi extraeuropei. Il premier in conferenza stampa
"Prima l'unico requisito che autorizzasse a bloccare l'esportazione di un certo vaccino era il fatto che una società non avesse rispettato i contratti, come nel caso dell'Italia e di Astrazeneca. Ieri la Commissione ha ampliato questi criteri aggiungendo le parole 'proporzionalità' e 'reciprocità': conta anche cosa fa il paese verso cui questo vaccino è diretto, cioè se esso stesso blocca le esportazioni o no". Mario Draghi risponde così alla domanda del nostro corrispondente da Bruxelles, David Carretta, sulle nuove regole discusse dai capi di stato europei durante il vertice di ieri a proposito dell'export dei vaccini.
La Commissione, ha spiegato il presidente del Consiglio, ha preso in considerazione diversi fattori. C'è, innanzitutto, un problema di reciprocità verso paesi come il Regno Unito e gli USA e come l'India che, di fronte alla terza ondata con più di cinquantamila contagi al giorno, ha bloccato nelle ultime settimane le esportazioni di AstraZeneca. Un altro profilo, quello della proporzionalità, deve essere considerato alla luce del numero dei vaccinati nel paese di destinazione, subordinando comunque le esportazioni al rispetto dei negoziati sui vaccini da parte di tali paesi. D'altra parte, il presidente Draghi nel corso della conferenza ha anche sottolineato come più che prevedere un blocco di carattere sanzionatorio verso altri stati andrebbero punite le società che “hanno venduto due o tre volte quello che avevano”, cioé seguendo l'unico criterio - la malfeasance - che permetteva il blocco delle esportazioni prima del cambio di rotta della Commissione
Riguardo alla reciprocità c'è poi la complicazione delle catene di valore e di produzione: limitare le esportazioni verso paesi che producono uno dei componenti di 'montaggio' del vaccino potrebbe provocare delle manovre ritrorsive e quindi delle ricadute sulla capacità di produzione dell'Unione Europea e dell'Italia. "Perché il riferimento alle catene del valore?", ha spiegato Draghi: "Perché alcuni di questi vaccini sono prodotti in più punti: le varie componenti del vaccino sono prodotte per esempio negli Stati Uniti, arrivano e vengono infialate in Italia. Nel caso della Pfizer, se si bbloccano le esportazioni verso gli Stati uniti - i quali hanno bloccato le loro si interrompe la catena del valore e la produzione dei vaccini".