editoriali

Il Fatto, Boschi, Gelli, la P2 e i deliri

Redazione

Il giornale di Travaglio tenta una nuova strada: i complotti dei mitomani

Il Fatto quotidiano ha un rapporto particolare con Licio Gelli. Si tratta, con tutta evidenza, del morto a cui nella storia del giornalismo un quotidiano ha dedicato più prime pagine su vicende di attualità: dalle riforme istituzionali a quelle elettorali, dalla riforma della Rai a quella della magistratura, non c’è operazione politica che non sia influenzata dal fu Gran Maestro della P2. Di tutti questi complotti, l’ultimo svelato dal quotidiano di Travaglio è davvero il più surreale e paranormale. Si tratta della presunta operazione occulta che avrebbe fatto cadere il governo Conte. Titolo: “L’uomo di Gelli alla Boschi: ‘1 milione di voti se cacci Conte’”. Il protagonista, che avrebbe svelato a Report l’intrigo, è un certo Gianmario Ferramonti che sarebbe un “uomo di Gelli” in quanto avrebbe “passato gli ultimi quattro Capodanni a Villa Wanda, assieme a lui”. Quindi ha ereditato i superpoteri del Venerabile.  

E questo Ferramonti cosa ha fatto?  Ha tramato con Maria Elena Boschi.  Avrebbe cioè scritto alcuni messaggi alla dirigente di Italia viva  in cui le diceva che “se buttavano giù questo cretino di Conte magari gli davamo una mano”. La mano consisterebbe, si spiega dopo,  in “qualche milione di voti”. Nel titolo i milioni di voti diventano uno solo, evidentemente per prudenza, visto che il Fatto stesso definisce Ferramonti un “mitomane”. Ma c’è un’altra prova inconfutabile che, secondo il Fatto, andrebbe a corroborare la credibilità del mitomane e del suo piano: Luigi Bisignani scriveva sui giornali articoli contro Conte. Serve altro per dimostrare il complotto massonico e piduista? Per dovere di cronaca va ricordato che la Boschi non ha mai risposto ai messaggi di Ferramonti né ha mai parlato con lui “men che mai della crisi di governo”. Quanto al potere di spostare voti, “l’uomo di Gelli” si candidò alle europee del 2019 con i “Popolari per l’Italia”: la lista prese lo 0,3 per cento e Ferramonti prese in tutto il Nord-ovest 57 preferenze (quasi il peggiore nella lista). Si vede che 999.943 voti li aveva conservati per far cadere Conte offrendoli alla Boschi.

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