La Raggi continua a chiamarla "Mafia Capitale"

Redazione

La sindaca è intervenuta a un convegno dell'Ordine degli avvocati di Roma: "La corruzione è un male atavico della città, non sconfitto dalla mia amministrazione"

S'è capito subito dove si sarebbe andati a parare. Il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma ha organizzato un convegno dal titolo molto eloquente: "La corruzione dall'antica Roma ad oggi e gli strumenti attuali di anticorruzione", basato su un libro della cronista di Repubblica Federica Angeli. Chiamata ad aprire i lavori, la sindaca Virginia Raggi. Un assist praticamente perfetto per rinfocolare tutta la retorica su cui la grillina ha basato la campagna per l'elezione nel 2016. E infatti non s'è fatta pregare troppo, la diretta interessata, prima di snocciolare quello che appare a tutti gli effetti un canovaccio inscalfibile. "Il libro di Federica Angeli parla di un male atavico di Roma", ha premesso la sindaca. Che del resto la Angeli l'ha scelta oramai da tempo come sua delegata nelle periferie.

 

"La possibilità di avvantaggiarsi nell'utilizzo di soldi pubblici evidentemente è un'opzione che viene ipotizzata e guardata da sempre come una delle possibili. Non voglio entrare nel merito delle faccende giudiziarie di Mafia Capitale – nessuno si offenda, ma così sono state definite"– ma è evidente che tutti noi qualche anno fa ci siamo svegliati in un incubo. Con quest'inchiesta che metteva in luce l'esistenza di un mondo di mezzo tra politica e una parte malata dell'imprenditoria che voleva avvantaggiarsi a scapito dei cittadini. Ecco il nostro dovere come amministrazione era quello di cambiare rotta. Ed è una cosa che abbiamo iniziato a fare da subito". Mafia capitale continua a chiamarla, quindi, la Raggi. In spregio del pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione che ha escluso la punibilità dell'associazione di tipo mafioso nei confronti degli imputati del processo. Ma tant'è. Dettagli.

Fatto sta che almeno in una parte del suo intervento la sindaca si è mostrata lucida. Dopo aver citato il grande classico dei teorici delle malversazioni incistate in ogni dove, e cioè la copertina dell'Espresso con il titolo "Capitale corrotta, nazione infetta" risalente al dicembre 1955, ha aggiunto che con la sua amministrazione "non posso dire che il fenomeno (corruttivo, ndr) sia stato sconfitto, ci mancherebbe. E' un'attenzione costante che l'amministrazione deve porre quotidianamente in tutte quelle attività che svolge. Il nostro lavoro è costante". Forse con il tempo riuscirà a riconoscere passo passo tutti i disastri inanellati nel corso di questi cinque anni. 

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