Il caso
M5s, dopo Casaleggio Conte ha un altro problema: si chiama Beppe Grillo
Alla fine il premier esce pubblicamente sul video del Garante e si schiera con lui, ma anche con le presunte vittime
Il 22 aprile scade l'ultimatum del figlio di Gianroberto: senza arretrati stacca la spina alla piattaforma. La strada dell'avvocato del popolo verso la leadership sempre più in salita. E c'è chi gli consiglia: rompi e fai un tuo partito
Allora: c’è Davide Casaleggio che considera “perentoria” la data di domani. Se entro il 22 aprile, come aveva annunciato, il M5s non gli avrà versato circa 500 mila euro di arretrati staccherà la spina a Rousseau. Dividerà i destini della piattaforma (e del blog delle stelle) da quelli del Movimento. Seguiranno cause e lotte per ottenere il database degli iscritti. Le parti sono lontane, dice chi segue questa vicenda.
Poi c’è il Garante, Beppe Grillo. Che dopo il video di difesa del figlio Ciro è considerato “instabile”. E infine ecco Giuseppe Conte, incalzato dal Pd e “seccato” da questa mina che Grillo gli ha piazzato sotto il trono di futuro capo del Movimento. Al punto di pensare di mettersi in proprio. Tentazioni e frenate. Dubbi. Alla fine alle 19 dopo mille ripensamenti Conte decide di intervenire. Ma lo fa con una nota. Particolare non secondario.
L’ex premier preferisce non affidarsi alla “potenza di fuoco” della sua pagina Facebook per evitare così la pioggia di commenti e interazioni negativi. Il succo del suo discorso è: “Comprendo le preoccupazioni e l’angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la presunta vittima, la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari che stanno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza”.
Alla fine dunque Conte ha parlato, ha preso una posizione. Come chiestogli da molti dei suoi possibili futuri alleati come Andrea Marcucci del Pd, arrivato a “mettere in discussione” l’unione con i grillini.
O come Peppe Provenzano, che da vicesegretario del Nazareno lo sprona ad “accelerare questa transizione”. E dunque ad affrancarsi dal comico.
La storia del video di Grillo è il paradigma di un Movimento vittima di se stesso: per tutta la giornata solo le seconde file pentastellate parlano e si dissociano. Tace la ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone, passata alle cronache per le scarpe rosse sulla scrivania l’otto marzo. E prende tempo per capire che aria tira anche la sindaca di Roma Virginia Raggi: la donna del M5s più famosa e importante che ci sia (alle 20 batte un colpo Chiara Appendino da Torino). Muti anche i ministri del M5s che scappano alla vista dei cronisti e disdicono appuntamenti in tv per evitare domande scomode quanto banali. Da onestà a omertà?
Così alla fine il M5s si guarda allo specchio e si ritrova alle prese con tutti i suoi problemi: quelli della crescita. Il primo a rendersene è proprio l’avvocato del Popolo. Chi gli sta vicino e condivide con lui le strategie riflette: “Uscire senza smarcarsi da Grillo è molto difficile. Quindi farlo e contestualmente salutare i 5s è un conto, uscire scaricando Grillo ma restando agganciato al carrozzone 5stelle è diverso”. Conte è “seccato” da Grillo che continua a rendergli la vita complicata: prima l’uscita sui due mandati da rispettare, poi la querelle sul simbolo, adesso questa uscita mediatica dirompente. Nella sua nota stampa l’ex premier ribadisce anche “di ritenere indiscutibile il principio dell’autonomia della magistratura e di considerare fondamentale la lotta contro la violenza sulle donne, una battaglia”.
Tutto cose sacrosante. Ma i fatti iniziano a indispettirlo. In tanti gli consigliano di percorrere una strada propria, con un nuovo partito. Altri gli consigliano di temporeggiare in attesa che Casaleggio e i tribunali facciano il loro corso. Oggi intanto i legali del M5s presentano la memoria contro la nomina del curatore fallimentare stabilito dal tribunale di Cagliari.