editoriali
Al Pd conviene un Salvini al governo
La campagna per cacciare la Lega nasconde un deficit di identità
Enrico Letta fa bene a mettere in evidenza le contraddizioni della Lega, che raccoglie firme per modificare una decisione assunta dal governo di cui fa parte. Sbaglia invece se punta davvero a far uscire il partito di Salvini dal governo. La maggioranza non basata su intese tra i partiti è quella indicata da Sergio Mattarella ed è quella che serve per dare a Mario Draghi uno spazio di iniziativa sufficiente ad affrontare le emergenze e a disegnare le prospettive del paese. Un governo con una composizione e una maggioranza ristrette sarebbe un guaio. D’altra parte la convivenza con Draghi è una prova difficile per Matteo Salvini, che rischia di subire un logoramento se continua a gestire una linea ondivaga e contraddittoria o è costretto ad abbandonare il ciarpame sovranista mutando seriamente il profilo del suo partito. Ambedue gli esiti sarebbero comunque un miglioramento della situazione.
Il punto vero è se il Pd sia in grado di dare un contributo di idee e di forze decisivo sulle tematiche dell’agenda politica, a cominciare dalle riforme della giustizia, del fisco, degli ammortizzatori sociali e delle transizioni tecnologica e ambientale. Si tratta di questioni essenziali, che richiedono decisioni impegnative che avranno conseguenze per anni. Mettere in cima all’agenda la cacciata di Salvini per una divergenza sui tempi della modifica del coprifuoco, che è questione che si risolve in qualche giorno più o meno automaticamente in base ai dati epidemiologici, è un evidente eccesso di miopia. Alla fine si sarà giudicati per la qualità del contributo offerto al cambiamento, non per le frettolose iniziative polemiche (appunto come l’insensata raccolta di firme della Lega). Il Pd ha le risorse culturali e politiche per stare al di sopra di queste meschinità elettoralistiche peraltro dalla dubbia efficacia, e deve impiegarle per contribuire a dare corpo all’agenda delle riforme da realizzare, conquistando così un ruolo nazionale che poi gli sarà riconosciuto.