Editoriali
Libri, Meloni e censure
Liberi di vendere e di comprare, per fortuna c’è Amazon che pensa a tutti
Nei giorni scorsi è scoppiata una polemica, di quelle che nascono e muoiono in poco tempo, sulla “censura”. No, non quella di Fedez, che ormai è già preistoria. In questo caso la denuncia arriva da destra e riguarda la dichiarazione di una libraia, titolare dell’unica libreria di Tor Bella Monaca a Roma, che ha annunciato di non voler vendere nel suo negozio il nuovo libro di Giorgia Meloni. A molti sostenitori della leader di Fratelli d’Italia senza senso della misura è parso un attentato alla libertà d’espressione. Ovviamente non è questo il caso. Impedire la vendita è censura, scegliere di non vendere è libertà. Nel primo caso l’imposizione è delle autorità politiche o di chi ha un potere quasi-monopolistico. Nel secondo caso, il nostro, assistiamo semplicemente al funzionamento della democrazia liberale: dove c’è libertà d’impresa, le librerie vendono ciò che vogliono e i lettori comprano ciò che preferiscono. Se non si trova un libro in un negozio si va in un altro, qualcuno perde un cliente e qualcun altro lo guadagna. E’ vero che la libreria che meritoriamente lavora in un contesto di periferia è l’unica della zona, ma tutti i potenziali lettori della Meloni possono trovare il libro desiderato in un’altra libreria in un quartiere vicino oppure riceverlo a casa con un click attraverso Amazon, Ibs e analoghi.
Sempre in questi mesi abbiamo visto il caso estremo di un importante politico, il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha tentato di ritirare il suo libro sulla pandemia. In effetti è introvabile nelle librerie, ma chi aveva desiderio di leggerlo è riuscito a ordinarlo da portali di e-commerce esteri. Insomma, nell’éra di Amazon non solo lo spazio della censura si riduce ma diventa più complicata persino l’auto-censura. Per agevolare ulteriormente l’accesso alla lettura, sarebbe preferibile togliere il tetto del 5% agli sconti sui libri. Questo, in un periodo di recessione e con le librerie spesso chiuse, ha inutilmente avvantaggiato i colossi dell’online che hanno venduto di più beneficiando della riduzione dello sconto.