editoriali
Non è un modello Draghi senza stipendio
La scelta discreta del premier è rispettabile, chi la trasforma in “esempio” sbaglia
Mario Draghi ha deciso di non ricevere gli emolumenti dovuti al presidente del Consiglio. E’ una sua scelta personale e non ha voluto darle un significato politico, tanto che non l’aveva comunicata. Niente da dire quindi su di lui. Qualche commento invece merita attenzione critica: Danilo Toninelli (M5s) ne deduce che “è diventato grillino, noi lo facciamo da sempre” dimenticando però che i ministri dei 5 stelle erano parlamentari e per questo retribuiti. Qualche osservatore invece paragona la scelta silenziosa di Draghi all’autoriduzione di Conte del “solo” 20 per cento che era stata “sbandierata”. Da queste osservazioni provenienti da sponde politiche opposte, persino da quella di Antonio Tajani che ricorda come anche Silvio Berlusconi abbia “rinunciato a tante cose”, sembrerebbe che rinunciare agli emolumenti per una carica politica sia un comportamento esemplare, nel senso letterale, cioè che sia un esempio che deve essere imitato.
C’è un elemento di demagogia evidente in questa impostazione, cosciente o no che sia. In uno stato democratico la retribuzione delle cariche politiche è la condizione perché possa accedervi chiunque ne riceva l’incarico, indipendentemente dalla sua situazione economica. Altrimenti potrebbero ricoprirle solo persone agiate o retribuite da altre fonti, con rischi evidenti di conflitto di interessi. La politica è una professione e deve essere retribuita e questo vale per tutti (anche per Massimo D’Alema il cui stipendio è contestato dalla fondazione del Pse che ha presieduto), poi chi vuole e chi può potrà anche rinunciare. Dare l’impressione che la retribuzione delle cariche politiche e amministrative sia indebita fa parte della vulgata antipolitica che avvelena l’Italia, e non solo, da almeno un decennio e che viene oggettivamente contrastata proprio dall’assunzione di responsabilità politiche da parte di personalità di riconosciuto valore come quella di Draghi. Un valore che non corrisponde naturalmente allo stipendio.