editoriali
Il giusto buffetto di Draghi a Letta
La tassa di successione può avere senso, ma non durante una pandemia
"Non ne abbiamo mai parlato. Non è il momento di prendere ma di dare” ha detto ieri Mario Draghi della proposta del segretario del Pd Enrico Letta di aumentare la tassa di successione sui grandi patrimoni. “Ripeto che una riforma fiscale seria, della quale l’Italia ha bisogno, non si fa aggiungendo o togliendo pezzi qua e là ma modificando il sistema nel suo complesso”. L’ipotesi resta però oggetto di continui studi, ultimo dell’Ocse, l’organizzazione dei paesi sviluppati. Il report parte da un dato: il contributo che oggi la tassa sulla successione dà ai bilanci dei 36 paesi membri è in media dello 0,5 percento, con Francia e Belgio prossimi all’1,5 e la sola Corea del Sud che lo supera. L’Italia è il sestultimo paese con un contributo poco oltre lo 0,2 per cento. Meno fanno Portogallo (dove la tassa non esiste), Lituania, Polonia, Ungheria e Slovenia.
Secondo l’Ocse tutto ciò è frutto delle molte agevolazioni e scappatoie, che in Usa e altrove prendono forma di trust per non dire dei patrimoni offshore. Ma questo sfata anche un mito, che cioè l’Italia sia un caso unico con un’imposta del 4 per cento per gli eredi diretti e franchigia di un milione di euro; del 6 per gli altri discendenti, mentre i beni aziendali godono di benefici per garantire la continuità d’impresa. E che un ritorno al passato – la tassa fu ridotta nel 2000 da Giuliano Amato, abolita nel 2001 da Silvio Berlusconi, reintrodotta nella forma attuale da Romano Prodi nel 2006 – sarebbe salvifico per il bilancio pubblico. Questo non toglie che sia possibile, e magari giusto, ragionare sull’aumento del prelievo così come, esempio, sull’esenzione fiscale della prima casa. Ma allora non sarebbe altrettanto equo ridurre il peso e la progressività dell’Irpef, tra le più elevate al mondo, e delle addizionali locali a fronte di zero servizi? Piantare bandierine ideologiche, per colpire i “ricchi” o al contrario promettendo flat tax a tutti Salvini style, non ha senso. Draghi lo ha ripetuto, e ha fatto benissimo.