Editoriali
Un'autostrada di occasioni per lo stato
Aspi passa alla cordata guidata da Cdp. Come si può evitare l’effetto Iri
Lo stato ha costruito le autostrade in Italia, le ha vendute, ora se le riprende. Non ci scandalizziamo per nessuno di questi tre passaggi. Mentre ci furono indignazioni, un po’ roba da cretino collettivo, per il primo, quando si disse che si spendeva denaro pubblico per infrastrutture inutili o al massimo utili solo per precisi interessi privati. Ce ne furono, di indignazioni, per la cessione ( via i gioielli di famiglia!) e ce ne sono ora per il riacquisto (torna l’Iri!).
Una storia così importante per il nostro paese, e di cui fanno parte successi straordinari e un disastro come quello del ponte sul Polcevera, dovrebbe esigere invece un po’ meno gioco di schieramento. Le grandi infrastrutture sono inevitabilmente una faccenda che parte dalla mano pubblica. Ed è una ricchezza collettiva non solo quella creata dalla loro realizzazione ma lo è anche l’insieme delle capacità tecniche con cui vengono concepite e costruite. Per la rete autostradale (gli azionisti di Atlantia oggi hanno approvato la cessione dell’intera partecipazione detenuta in Aspi al consorzio costituito da Cdp, Blackstone e Macquarie) ci sono, come per tutte le attività economiche, la ripartenza e le trasformazioni dopo l’anno sospeso delle restrizioni anti Covid e c’è la tragedia di Genova da cui uscire anche psicologicamente, mostrando la capacità di riportare sicurezza e controlli al livello necessario.
Sarebbe il momento giusto, anche se lo stato dovesse poi ritirarsi dal controllo, cosa auspicabile, per investire su una nuova classe dirigente tecnica, cui affidare compiti chiari e procedure snelle nella gestione della rete. Dopo lo svuotamento delle competenze bisogna farle tornare in misura raddoppiata. La soluzione è anche nella rottura di certi vincoli del lavoro pubblico, come i tetti sui guadagni. Vogliamo partire dalla cosa che di solito si dice per ultima e su cui si esercita un imbarazzato moralismo? Ecco l’idea, gli ingegneri, ai quali affidare il rilancio della rete autostradale, paghiamoli tanto, tantissimo, come un ceo di una media impresa, ma con pari responsabilità.