editoriali
Un incontro (finalmente) credibile
Draghi vede Dabaiba e dà garanzie in Libia. Il dossier migranti all’Ue
Mario Draghi ha accolto a Roma il premier libico Abdelhamid Dabaiba in una visita che è stata una conferma di quanto i due si erano già detti a Tripoli nell’aprile scorso, e della volontà del presidente del Consiglio italiano di ribadire in sede europea la “responsabilità comune” necessaria per gestire l’immigrazione. La Libia di Dabaiba è aperta al business, “elimineremo tutti gli ostacoli” per le aziende italiane, ha ripetuto, come già aveva fatto nell’incontro alla Farnesina di questa mattina. Dabaiba vuole riaprire lo spazio aereo Libia-Italia, cerca sostegno nel difficile processo di transizione, confida nella presenza dell’Italia come motore economico e di mediazione. Draghi garantisce per il nostro paese e non solo: “Credo che altri paesi europei saranno parte di questo supporto”, ha detto. Al vertice europeo della settimana scorsa, c’è stata un’intesa di collaborazione di Draghi con la Francia di Emmanuel Macron, ed è su questo che conta Draghi ma anche lo stesso Dabaiba che nella seconda parte della sua visita europea andrà a Parigi a verificare di persona le intenzioni di Macron.
Draghi chiede anche che ci siano condizioni di sicurezza per operare in Libia e soprattutto dice: “I temi migratori e umanitari rappresentano una priorità”, per l’Italia naturalmente ma anche per la Libia. La responsabilità condivisa è alla base della strategia del premier sia con gli interlocutori a sud, in Libia e oltre, sia per gli interlocutori europei. Al vertice della settimana scorsa, il tema immigrazione ha occupato i leader europei soltanto per una ventina di minuti, ma Draghi vuole che il Patto su migrazione e asilo e l’accordo di Malta sulla ripartizione dei richiedenti asilo siano al centro del prossimo vertice del 24-25 giugno. Le divisioni dentro l’Ue sono tante, per molti il tema è troppo delicato e c’è la tendenza a parlare di più della “dimensione esterna” dell’immigrazione, cioè i rapporti con i paesi terzi: lo fa anche Macron.