editoriali
Cingolani unchained contro i frenatori
Le sagge parole del ministro contro i veri nemici dell’efficienza italiana
E’ più facile combattere l’ineluttabilità della natura che quella della burocrazia. Lo ha dichiarato il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo ieri a RaiPlay in occasione della giornata mondiale degli oceani. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Unione europea (tagliare le emissioni del 55 per cento entro il 2030 e arrivare a “net zero” nel 2050) bisogna rivoluzionare il modo in cui produciamo, trasportiamo e consumiamo l’energia. Servono investimenti enormi, sia nella loro dimensione finanziaria, sia in quella fisica. Per stare alle sole fonti rinnovabili, bisogna moltiplicare all’incirca per dieci la potenza installata ogni anno da qui al 2030.
Poi occorre ridisegnare le reti, intervenire sui macchinari industriali e i consumi domestici, ripensare la mobilità. Non bastano i soldi (anche se ce ne vorranno tantissimi): serve anzitutto rifondare il rapporto tra il pubblico e il privato. L’uno deve creare un contesto adeguato per mettere in posa le opere necessarie. L’altro deve individuare i mezzi più efficienti per arrivare al risultato, utilizzando le tecnologie esistenti e quelle che ancora non sono disponibili su scala commerciale ma lo saranno. Ma se le imprese finiscono sistematicamente impantanate nelle pastoie della burocrazia prima, nei faldoni delle procure poi, allora la sfida diventa improba. Riscrivere le norme (cosa che il governo ha iniziato a fare col decreto semplificazioni) è solo una parte di una mission che, a giudicare dallo sfogo del Ministro, appare sempre più impossible. Si tratta, soprattutto, di cambiare la cultura del settore pubblico, passando dall’idolatria del cavillo alla leale collaborazione con le imprese. Non dobbiamo reinventare la ruota: basta generalizzare le best practice nazionali e internazionali. Le parole di Cingolani ricordano una citazione di Albert Einstein: è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. Il nemico dell’ambiente non è lo sviluppo economico, come dicono i decrescitisti, ma il diffuso pregiudizio contro il privato.