editoriali
Il Pd ascolti il dissenso rosa sul ddl Zan
A differenza di Spagna e Inghilterra, in Italia c’è stata carenza di dibattito
"Non avrei mai pensato che le donne in Italia dovessero difendersi dal Pd”, scriveva tempo fa Marina Terragni, femminista, editorialista e animatrice di quel Feministpost che da qualche tempo coordina il dissenso femminile sulla legge Zan. Non che a destra ci sia tutta questa attenzione sulle donne. Ma un punto importante Terragni lo solleva. Nel dibattito sulla legge, il Partito democratico non ha lasciato emergere il dissenso di chi, da sinistra e femminista, non appoggiava questa norma, giudicandola lesiva dell’identità femminile oltre che un tantino liberticida sui temi del gender. Eppure ce ne erano di voci.
In Spagna è successo. E’ successo a tal punto che le donne del Partito socialista hanno votato assieme ai Popolari e a Vox contro la ley Trans voluta da Podemos, partner di governo. In Inghilterra succede ogni giorno. J. K. Rowling, Maya Forstater, le accademiche, le pittrici, le attiviste, ogni giorno fanno notizia per dissentire sull’identità di genere.
Qui non è in discussione l’autodeterminazione di un maschio adulto che voglia cambiare sesso, ma la matrice ideologica di molte di queste leggi: può l’identità di genere prendere il posto della realtà del sesso biologico al punto che vediamo atleti maschi che si dichiarano donne partecipare agli sport femminili, cancellare le parole “madre” e “donna” nelle università e negli ospedali, ammettere i maschi trans nelle case sicure per donne, nei bagni delle donne e nelle carceri femminili?
Ieri, Feministpost ha spiegato cosa si dovrebbe fare: “No all’identità di genere – da sostituire nel testo con transessualità o identità transessuale –, via il termine sesso, che introduce il crimine d’odio misogino e misandrico, fuori la propaganda transqueer dalle scuole”. Non è esattamente una posizione “odiosa e oscurantista”. Vale la pena recepirne le ragioni.