EDITORIALI
Un compromesso degno sul green pass
Niente voto di fiducia, emendamenti ritirati. Alla Lega restano solo i giochini
La discussione alla Camera relativa al decreto sul green pass obbligatorio si svolgerà senza voto di fiducia, come richiesto dalla Lega, che però, in cambio, ha ritirato tutti gli emendamenti che aveva presentato, e così hanno fatto anche gli altri partiti della maggioranza. Si tratta di un compromesso onorevole per tutti, che salvaguarda il ruolo del Parlamento e consente al governo di “andare avanti” nell’attuazione delle sue scelte come aveva detto con fermezza Mario Draghi (la Lega ha ritirato gli emendamenti ma ha votato la proposta di FdI che chiedeva l’abrogazione del green pass per i ristoranti). Naturalmente restano margini di incertezza. Matteo Salvini ha pronunciato frasi sibilline come “se ci bocciano le proposte voteremo di conseguenza”, ma pare che si riferisse alle votazioni sugli ordini del giorno, che non possono modificare il testo del decreto. Qualche proposta della Lega, come quella del risarcimento di eventuali danni derivanti dalla vaccinazione, non è campata per aria, visto che ricalca una delibera della Corte costituzionale del 1992 che determina un “indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie”. Le vaccinazioni non sono (ancora) obbligatorie per tutti, ma il problema giuridico esiste.
Diverso è il caso della pattuglia di parlamentari leghisti che ha provato ad approvare gli emendamenti proposti da Fratelli d’Italia, che Claudio Borghi ritiene “identici” a quelli ritirati dalla Lega. Il dibattito e i comportamenti parlamentari faranno capire se la Lega si accontenterà di sventolare qualche bandierina identitaria o se vuole dissociarsi di fatto dalla linea di Draghi, che ha approvato in Consiglio dei ministri e poi condannato in commissione. In ogni caso il problema è tutto suo, visto che la decisione del governo di evitare la fiducia in cambio del ritiro degli emendamenti è limpida e indica una soluzione tutto sommato equilibrata. Se poi qualcuno l’avrà sabotata con slealtà ne pagherà il giusto, e pesante, prezzo politico.