E’ partito il conto alla rovescia della bomba a orologeria chiamata Quota 100. La riforma a termine del governo Conte I è stata un disastro sotto tutti i punti di vista: è costata molti soldi e non ha avuto alcun impatto positivo sull’occupazione. Tutto ampiamente previsto. Ma il danno ulteriore di Quota 100 è che produce uno scalone di cinque anni, ponendo le basi per una sua riedizione. Il termine è appunto quello di fine anno. E per questo motivo, in vista della legge di Bilancio, sono partite le dichiarazioni più roboanti. Matteo Salvini è convinto di portare Mario Draghi dalla sua parte: “Quota 100 è viva e io lavoro perché resti anche nel 2022”. La Lega, in realtà, chiede ancora di più: Quota 41. Una misura molto più costosa, si parte con oltre 4 miliardi all’anno per arrivare a 9 miliardi all’anno. E in questa richiesta ha un prezioso e potente alleato: la Cgil di Maurizio Landini, che ormai riesce a dettare la linea anche a Cisl e Uil (sulle pensioni come sul green pass).
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