editoriali
Il Salvini rintronato
Il leghista soffre sul green pass, Bonomi e Draghi gli danno una lezione
Tutti, almeno tutte le persone responsabili, si rendono conto che queste settimane e questi mesi sono cruciali. Se si riuscirà a evitare nuove chiusure causate dalla pandemia si presenta l’opportunità di recuperare gran parte di ciò che si è perso l’anno scorso e si può lavorare per rendere strutturale un tasso di crescita soddisfacente attraverso riforme rilevanti. Di questo hanno discusso Mario Draghi e gli industriali riuniti in assemblea, finalmente in presenza. Se questo è possibile, se le prospettive sembrano incoraggianti è perché l’Italia ha risposto con disciplina alla pandemia che si è presentata da noi prima che in altri paesi sviluppati in forme particolarmente preoccupanti.
In questo clima risultano urticanti le stonature di chi, come Matteo Salvini, continua a rinfocolare insensate polemiche sugli obblighi connessi alla necessità di affrontare l’emergenza sanitaria. Che senso ha denunciare il “pensiero unico” quando questo coincide col più elementare buonsenso? Che senso ha continuare a contrapporre salute e lavoro, quando è evidente che si può tenere aperte le imprese solo se si danno sufficienti garanzie contro i rischi di contagio? Anche chiedere che lo stato si assuma la responsabilità delle conseguenze degli obblighi che impone non ha senso: nei casi rarissimi in cui la vaccinazione determina danni veri la Consulta ha stabilito anni fa il diritto al risarcimento. Non sono questi i problemi degli italiani, e se lo sono per alcuni esponenti della Lega che si comportano da Gian Burrasca anche in Parlamento, questi, con tutto il rispetto, sono fatti loro. Salvini, giustificandoli, si allontana sempre più dalle funzioni di un partito responsabile, che sa collegarsi con le preoccupazioni reali e contribuisce a fornire risposte utili. Se vuole conoscere il parere dei “milioni di sostenitori, migliaia di amministratori” di cui si vanta convochi un congresso e saprà quello che sanno tutti: che anche i leghisti condividono le sensazioni e le preoccupazioni degli altri cittadini, il che è coscienza della realtà, altro che “pensiero unico”.