Enrico Letta e Pierluigi Bersani nel 2013 (Foto Mauro Scrobogna / LaPresse)

Dichiarazioni d'archivio

"Le sentenze non vanno commentate". Il mantra del Pd prima di Lucano

Redazione

Da Letta a Bersani, da Orlando a Fassino: quando il centrosinistra diceva che "le decisioni della giustizia si rispettano sempre". Oggi sull'ex sindaco di Riace la linea è un po' diversa

La pesante condanna di Mimmo Lucano ha turbato l'opinione pubblica del paese, soprattutto nel blocco di centrosinistra attorno a cui ha fatto perno la carriera politica del tre volte sindaco di Riace. Come scrive il nostro Adriano Sofri, "che sciocchezza sostenere che le sentenze non si commentano". Però questo era sempre stato il paradigma Pd. "Non bisogna pronunciarsi nemmeno nel caso Schettino", dichiarava Enrico Letta anni prima di diventare segretario del partito. E insieme a lui tutta la classe dirigente dem, che invece in questi giorni ha tuonato che "13 anni di condanna sono una cosa abnorme". Un pensiero magari condivisibile. Ma così viene meno la coerenza. Dall'archivio, un ipse dixit caso per caso, al passo con le cronache d'Italia.

 

Maggio 2003. Fassino su Previti

''È meglio che Berlusconi si rassegni, la legge è uguale per tutti'', disse l'allora segretario dei Ds Piero Fassino, nell'ambito del processo al forzista Cesare Previti: ''Le sentenze vanno rispettate. Non ci sono cittadini al di sopra della legge, fatti salvi i principi di garanzia per tutti''.

 

Gennaio 2009. Fassino sul caso Englaro

"Una situazione di accanimento terapeutico", diceva Fassino, pochi giorni prima dell'interruzione della nutrizione artificiale della giovane: ''I molti pronunciamenti di diversi organi di giustizia autorizzano la famiglia a ridurre le sofferenze di Eluana. Sarebbe grave che queste sentenze non venissero rispettate. In democrazia sentenze e leggi si rispettano sempre. Se passasse il principio che le sentenze e le leggi si applicano solo se piacciono, si minerebbe il principio dello stato di diritto''.

 

Luglio 2012. Bersani sul G8 di Genova

'Le sentenze non vanno commentate, vanno rispettate punto e basta'', era stato anche il lapidario commento dell'allora leader del Pd, Pier Luigi Bersani, alla sentenza della Corte di Cassazione sui fatti avvenuti a Genova, nel 2001, nella scuola ''Diaz''. Bersani, a Potenza per partecipare alla conferenza programmatica regionale del Pd, ha risposto così ai giornalisti presenti e non ha voluto aggiungere altro.

 

Ottobre 2012. Bersani sul terremoto in Abruzzo

Di nuovo Bersani, pochi mesi più tardi: ''Le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso. Ma è importante anche dare solidarietà a queste terre ed è per questo che tornerò ancora a visitarle'', disse dopo la condanna a sei anni dei membri della commissione Grandi Rischi, relativa al sisma che aveva colpito l'Aquila e l'Abruzzo nell'aprile 2009.

 

Luglio 2013. Letta su Berlusconi (prima della condanna)

''Non ho mai commentato le sentenze, l'ho fatto anche con Amanpour che mi chiedeva sulla sentenza su Schettino", dichiarò Enrico Letta, da presidente del Consiglio. Quindi, sulla decisione della Cassazione su Silvio Berlusconi, "non ho nessun commento da fare, a fine mese ci sarà la sentenza e vedremo''.

 

Luglio 2014. Verini e Marcucci su Berlusconi (assolto)

"La sentenza conferma come in Italia si possa e si debba avere fiducia nella giustizia", disse il deputato dem Walter Verini in merito all'assoluzione del Cav dal reato di concussione nel processo d'appello sul caso Ruby. "Non pensavamo prima che ci fosse persecuzione nei confronti di Berlusconi, così oggi non pensiamo che si tratti di una sentenza influenzata dal clima politico, come qualcuno in queste ore ha ventilato. Chi attaccava la magistratura per la sentenza di primo grado o chi la attaccasse oggi per questo pronunciamento è, secondo noi, fuori strada. Le sentenze si rispettano sia quando piacciono sia quando non piacciono. Così si fa in uno stato di diritto, nel quale i gradi di giudizio sono tre, e nel quale tutti i cittadini sono e debbono essere uguali davanti alla legge”. Sulla stessa linea il senatore Andrea Marcucci: “Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti Nostradamus non si avverano”.

 

Febbraio 2015. Orlando su Schettino

"La condanna ha questa finalità", ossia quella di risarcire la comunità', "ma non commento le sentenze": era ministro anche nel 2015 Andrea Orlando (ieri Giustizia, oggi Lavoro), quando ci fu la sentenza per Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia. "Non ho mai commentato gli atti della magistratura e tanto meno le sentenze", disse Orlando, "una delle caratteristiche del ruolo che svolgo e se lo facessi andrei contro questo ruolo".

 

Settembre 2018. Speranza sui 49 milioni della Lega

Stessa formula anche per il ministro della Salute: "Le sentenze non si commentano ma si rispettano sempre", dichiarò Roberto Speranza, quando il tribunale del Riesame di Genova accolse il ricorso della Procura sul sequestro dei fondi della Lega in relazione alla truffa ai danni dello stato, stimata in 49 milioni: "Nessuno può sentirsi al di sopra della legge per le funzioni che ricopre o il consenso che ha".

 

Giugno 2019. Zanda sulla magistratura

"Il Pd non deve rincorrere Salvini nella caccia all'idea più rumorosa. Noi dobbiamo ribadire il principio che la magistratura non si tocca, che i giudici onesti sono la stragrande maggioranza, che le sentenze vanno rispettate", sottolineò l'ex tesoriere del Pd Luigi Zanda, intervistato da Repubblica, dopo il caos che colpì il Csm: "Detto ciò bisogna mettere in campo ogni iniziativa possibile che ridimensioni le pratiche correntizie e carrieriste". 

 

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