Il marchio di Alitalia non se lo fila nessuno. La prima asta va deserta
Nessuna offerta vincolante durante la prima fase della gara che ha messo in vendita il logo dell'ex compagnia di bandiera per 290 milioni. Una valutazione che il presidente di Ita ha definito "irrealistica". Ora si potrà procedere senza base d'asta
Il marchio di Alitalia, alla fine, non se lo fila nessuno. La gara organizzata dai commissari straordinari per cedere lo storico logo è andata deserta, confermano diverse indiscrezioni. Nessun pretendente si è fatto avanti, in questa fase in cui ad essere ammesse sono solo le offerte vincolanti uguali o superiori al prezzo di gara, fissato a 290 milioni di euro. Una cifra che diversi osservatori mettono in discussione: secondo le perizie di esperti esterni il brand avrebbe un valore massimo di 145-150 milioni di euro, ma anche questa valutazione potrebbe essere fin troppo generosa. Se guardiamo la classifica del valore dei brand nel settore dell’aviazione, stilata dall’azienda specializzata Brand Finance nel rapporto “Airlines 50 2021”, Alitalia è completamente fuori dai radar: non rientra tra i primi 50 marchi (che includono brand piuttosto sconosciuti ai più). E l’ultima volta che Alitalia è rientrata nella classifica è stata nel 2016, quando era al 46esimo posto. Da allora più nulla.
Ora i commissari dovranno comunicare l'avvio della seconda fase, che ammette offerte vincolanti anche in riduzione rispetto al prezzo di gara. E' probabile che a queste condizioni partecipi anche Ita, proponendo un'offerta ridotta e proporzionata alle sue possibilità di spesa (oltreché al valore del brand). L'unica società interessata, infondo, è proprio quella guidata da Alfredo Altavilla e Fabio Lazzerini, che con un marchio già conosciuto avrebbe la strada un po' più spianata nel debuttare sul mercato. Il prezzo di ingresso per le offerte della prima fase, tuttavia, era stato definito proprio da Altavilla come una valutazione "irrealistica", da qui la decisione di non presentarsi alla prima fase. Nel caso di disturbatori si andrebbe però all'asta: con più offerte vincolanti valide, i commissari dovrebbero infatti chiedere un secondo round con offerte migliori rispetto alla più alta ricevuta.
C'è però un altro scenario. Nel caso in cui anche la seconda fase andasse deserta (o venissero presentate offerte non conformi), i commissari straordinari potrebbero procedere con la cessione del brand senza vincoli procedurali nei confronti di un operatore economico individuato in autonomia. Che non potrebbe essere che Ita.