editoriali
L'Italia “a strati” non illuda il Pd
Bene nelle metropoli, ma il voto dice che la destra nelle regioni è più avanti
L’attenzione degli osservatori si è concentrata, com’è naturale, sui risultati dei grandi comuni, dove è evidente l’insuccesso del centrodestra, a conferma del consolidarsi di una tendenza alla prevalenza del centrosinistra e soprattutto del Pd. Se si guarda invece all’insieme dei comuni l’esito è assai meno unidirezionale. A Pordenone, a Grosseto e a Novara, come a Busto Arsizio, Codogno, Gallarate, Limbiate, Trecate, Montevarchi e Chioggia (come in gran parte dei comuni del Veneto) per esempio, i candidati del centrodestra vincono al primo turno. Ci sono risultati interessanti anche al sud, per esempio a Melfi, mentre in molte situazioni il candidato di centrodestra affronta il ballottaggio in vantaggio.
Per i comuni al di sotto dei 15 mila abitanti è difficile attribuire ai sindaci una chiara appartenenza politica perché molto spesso si presentano alla testa di liste civiche, ma se si guarda al caso del Veneto, la Lega ha confermato tutti gli otto sindaci di comuni minori che aveva e ne ha eletti venti nuovi, mentre nei comuni superiori ai 15 mila, oltre che a Chioggia, strappata ai 5 stelle che l’avevano conquistata 5 anni fa, il centrodestra vince in quasi tutte le situazioni.
Siccome è difficile avere un quadro generale, sarebbe discutibile trarre qualsiasi conclusione definitiva da questi dati parziali, tuttavia si ha l’impressione che si confermi l’idea di un’Italia elettorale “a strati”, in cui il centrosinistra primeggia nelle metropoli e il centrodestra nelle regioni (dato confermato in Calabria) e nei centri minori. Anche per questo per il Pd è pericoloso illudersi di avere in tasca la vittoria nelle prossime consultazioni politiche, per le quali il centrodestra, seppure in difficoltà e con tensioni interne paurose, resta competitivo, nonostante persino le bizzarrie incomprensibili di Matteo Salvini e la prosopopea di Giorgia Meloni.