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Editoriali

Punto di riferimento senza riferimento

Redazione

Conte esalta le virtù del centrosinistra. Ma sui ballottaggi tentenna

Esulta perché “a Napoli e Bologna il fronte progressista ha dimostrato che unito vince”, rivendica a pieno titolo il suo diritto di cittadinanza nella coalizione di centrosinistra, anche a dispetto dello scarso contributo apportato in termini di voti. E poi però, quando si tratta di schierarsi ai ballottaggi, Giuseppe Conte tentenna, temporeggia, rispolvera la retorica autonomista. E insomma quello che, a detta di tanti nostalgici dell’Ulivo, sarebbe il “punto fortissimo di riferimento dei progressisti”, pur di cavarsi d’impaccio dice ora che l’Ulivo non gli piace più, e di certo “il M5s non ne diventerà un ramo”. Beghe interne, si dirà.

 

E di certo a Roma e Torino i risentimenti personali delle sindache uscenti contano. Per questo sulla Capitale Conte si limita a personalissime dichiarazioni di stima nei confronti di  Gualtieri. Mentre nel capoluogo sabaudo neppure quello, gli riesce, nei confronti di Lo Russo. Ma se anche si volessero concedere delle attenuanti, in città in cui il M5s ha governato (male) negli ultimi cinque anni, lo stesso non si comprenderebbero certe ambiguità di fondo. Perché a Trieste, la città del ministro Patuanelli, il più contiano e il più filo-Pd dei dirigenti grillini, il M5s decide di non schierarsi in vista del secondo turno tra il forzista Dipiazza e il dem Russo. E siccome da quelle parti il M5s ha ottenuto il 3 per cento (quinta forza in campo, superata anche dagli antivaccinisti), quella nota ufficiale diramata in cui i grillini locali si definiscono “unica alternativa alla vecchia politica” appare come una velleitaria dichiarazione d’intenti, se non come un deliberato sgarbo verso gli alleati del Pd che si giocano una partita sul filo dei voti.

A meno che non si debba pensare che i triestini sono costretti a restare neutrali per non rendere ancor più clamorosa la mancata presa di posizione su Roma e Torino. Ma allora verrebbe da chiedersi se Conte non assomigli un po’ a certi capi della vecchia sinistra massimalista francese, quelli famoso per il motto con cui si rivolgevano ai loro seguaci: “Sono il vostro leader, quindi vi seguirò ovunque”.

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