EDITORIALI
Una Lamorgese insufficiente
Cosa non torna nella relazione del ministro sul caso Castellino
Giorgia Meloni lancia farneticanti accuse a Luciana Lamorgese, che, a suo dire, avrebbe lasciato degenerare la manifestazione no pass di sabato scorso allo scopo di mettere in luce il ruolo dei neofascisti con l’obiettivo politico di indebolire Fratelli d’Italia. La titolare dell’Interno, a sua volta, invece di dare una lettura approfondita dei caratteri dei movimenti no pass e di quelli eversivi e dei loro intrecci, cioè invece di illustrare il problema politico che deve essere affrontato, ha sciorinato poco più di un mattinale di polizia, come avrebbe fatto un questore, non la responsabile politica dell’ordine pubblico. Tra l’altro ha sostenuto di non aver ordinato di fermare il leader di Forza nuova, Giuliano Castellino, per non provocare disordini, come se lo stato avesse paura di un simile gaglioffo.
Insomma la critica che si può rivolgere alla ministra dell’Interno non è quella sostenuta da Meloni di avere un piano politico, ma esattamente il contrario, quello di non avere una visione politica all’altezza della situazione. Questa debolezza, peraltro, non è stata controbilanciata da una particolare efficienza sul piano tecnico della gestione dell’ordine pubblico, come dimostrano i fatti. Quel che serve ora è, in primo luogo, l’abbandono da parte di tutti della tentazione di strumentalizzare a fini politici viziati di evidente miopia una questione assai complessa che consiste in sostanza nella separazione di un movimento anarcoide di disubbedienza (in)civile alle misure contro il contagio da soggetti politici o corporativi minoritari interessati a usare il malcontento per propri fini specifici. Per fare questo serve la politica, quella capace di affrontare i problemi alla radice invece che di usarli per fini propagandistici immediati e, per giunta, con effetti spesso autolesionisti. Toccherà anche questa volta a Mario Draghi trovare la misura e la consapevolezza per affrontare il problema in questo modo.