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editoriali

Le legge Zan è un test per Letta

Redazione

Il segretario chiede modifiche. Chissà se i gruppi parlamentari lo seguiranno

Nei prossimi giorni riprenderà in Senato la discussione della legge Zan, mentre alla Camera si discuterà delle norme che traducono in legge l’indicazione della Corte costituzionale sulla depenalizzazione in casi specifici ed estremi dell’aiuto al suicidio. Si tratta di temi con una forte carica etica sui quali c’è discussione tra i partiti e nei partiti. Sulla legge Zan, com’è noto, Matteo Renzi, il cui gruppo è numericamente decisivo, aveva chiesto di introdurre qualche modifica su punti che appaiono obiettivamente imprecisi, come il concetto di “identità di genere” e la sanzione penale di condotte genericamente definite “omofobe”. Mentre Alessandro Zan si era detto certo che “ora andiamo avanti fino all’approvazione”, nel Pd c’è un’area che esprime perplessità.

Il segretario Enrico Letta, che finora si era speso per l’approvazione della legge nel testo già passato alla Camera, ora sembra intenzionato a tener conto delle obiezioni di Renzi. Sullo sfondo c’è anche un profilo più strettamente politico: Giuseppe Conte ha condizionato l’intesa con il Pd al fatto che non siano inclusi Renzi e Carlo Calenda. Letta avrebbe dato un brutto segnale di accettazione di questo diktat rifiutando di discutere di un miglioramento della legge Zan, e questo sarebbe stato inteso come un passo verso l’esclusione dal sistema di alleanza “largo” di quell’area. Ha deciso invece di aprire una trattativa, affidando proprio a Zan il compito di trovare una strada che permetta di arrivare all’approvazione della legge con emendamenti che non ne snaturino l’impianto fondamentale. Si tratterà di vedere se, dopo l’invito del segretario, Zan accetterà qualche emendamento (che comunque imporrebbe una nuova lettura alla Camera) o se resterà fermo sulle sue posizioni originarie tetragone a ogni “manomissione” del testo. Sarà una verifica della capacità di Letta di guidare i gruppi parlamentari che sarà guardata con particolare attenzione dagli ambienti cattolici che sin dall’inizio hanno criticato l’introduzione di concetti vaghi e di reati incerti nella legge contro l’omotransfobia.

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