Editoriali
Salvini, Landini e quella strategia della pensione nociva per giovani e donne
L'uscita dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi produce i guai maggiori proprio nei confronti di quelle categorie di persone che i maggiori oppositori della riforma pensano di difendere
“Giovani” e “donne” sono le parole più usate contro la riforma delle pensioni, soprattutto da Matteo Salvini, sponsor di Quota 100, e Maurizio Landini, segretario della Cgil nella quale si acuisce la malattia genetica di opporsi a qualunque riforma delle pensioni. Eppure nessuno dei due può ignorare che è proprio ai giovani e alle donne che l’uscita dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi produce i guai maggiori, oltre a un costo per lo stato di circa 30 miliardi fino al 2028; nonostante il mezzo fiasco della misura che in tre anni ha gravato sulle casse pubbliche per nove miliardi su 19 previsti. Ma per un semplice effetto anagrafico quei 30 miliardi in più lo pagheranno soprattutto i nuovi contribuenti. Mentre il ricambio generazionale promesso nel 2018 dalla Lega non c’è stato, anzi. Lo scrissero già allora gli esperti, anche di area leghista come Alberto Brambilla, la Confindustria, l’Ocse, l’osservatorio dei consulenti del lavoro. Primo, perché il sistema previdenziale italiano non funziona con ognuno che si paga la propria pensione: è chi lavora che finanzia gli assegni a chi sta a casa. Da qui il maggior onere per i neoassunti e le imprese. Secondo, per ogni 10 uscite ci sono state meno di 4 assunzioni, per posti meno qualificati (fonte consulenti del lavoro) e penalizzando il lavoro femminile (fonte Cisl). Quota 100 è stata utilizzata soprattutto nel pubblico impiego, nelle banche e nei servizi, e appunto da donne. Che dunque più dovranno recuperare in termini di occupazione. Che Salvini neghi l’evidenza, barricandosi dietro il “no al ritorno alla legge Fornero” non è una sorpresa. Lo è invece da parte di Landini, che i dati sul lavoro dovrebbe conoscerli più di altri: l’Italia è penultima in Europa per tasso di occupazione e terzultima per la disoccupazione giovanile (fonte Ue). Quanto alle donne siamo il paese con minore occupazione (fonte Eurostat) peggio anche di Grecia e Spagna: lavora il 57 per cento delle donne rispetto a una media europea del 72. Salvini & Landini uniti nella lotta; ai giovani e alle donne.