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Ddl Zan affossato. L'applauso del Senato scatena le polemiche
Con 154 voti favorevoli e 131 contrari l'Aula approva la tagliola proposta da Lega e Fratelli d'Italia e dai banchi di centrodestra parte l'esultanza. Sui social scoppiano le polemiche
"L'applauso di una parte del Senato conferma che la destra non ha mai voluto approvare una legge contro i crimini di odio e le discriminazioni. Oggi è una giornata triste. Ma quello che più colpisce è che chi diceva di voler discutere di diritti ha oggi imposto il voto segreto, decidendo di affossare una legge che tutelava i diritti delle persone". Lo dice la senatrice del Pd Simona Malpezzi, presidente dei senatori dem, dopo che l'Aula del Senato ha approvato la cosiddetta "tagliola" per rimandare in commissione il testo con 154 voti favorevoli e 131 contrari.
Su Twitter Caterina Biti ha condiviso un video con gli applausi dai banchi di centrodestra. "Mi viene da vomitare", ha twittato la senatrice dem. Dello stesso tenore la reazione di Carlo Calenda. Il leader di Azione ha espresso su Twitter il suo sconcerto per "lo spettacolo" offerto dall'aula del Senato, paragonandolo alla Corrida.
Anche Chiara Ferragni, in passato protagonista della battaglia a favore dei diritti della comunità lgbt, si è soffermata sull'applauso e ha affidato a una storia Instagram il suo parere in merito.
E non è mancata nemmeno la reazione di Fedez: "Ma il Renzi che si proclamava paladino dei diritti civili è lo stesso che oggi pare sia volato in Arabia Saudita mentre si affossava il DDL Zan?", ha scritto su Twitter
Le reazioni dei leader politici
Tutto il mondo politico in queste ore sta commentando l'approvazione da parte del Senato della tagliola promossa dal centrodestra contro il ddl Zan. Particolamente degne di rilievo sono le dichiarazioni dei principali leader.
Il segretario del Pd Enrico Letta è lapidario: "Hanno fermato il futuro" scrive su Twitter. Ma allude anche a prossimi e finroa sconosciuti sviluppi sul fronte delle battaglie del suo partito a favore della comunità lgbt.
Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte parla di "passaggio a vuoto su un percorso di civiltà" e invita chi ha contribuito al "sabotaggio" di "rendere conto davanti al paese".
Il leader della Lega Matteo Salvini taglia corto: è stata "punita l'arroganza di Letta". Il segretario del Carroccio boccia la strategia dei vertici del Nazareno. Il risultato? "Ddl Zan bocciato, mesi e anni di discussioni inutili". Poi però tende la mano al Pd e scrive:
Sempre nel centrodestra, il commento di Giorgia Meloni arriva via Facebook, dove la leader di Fratelli d'Italia rivendica il fallimento del provvedimento, che il suo partito ha osteggiato fin da principio e indirizza le responsabilità verso la tattica seguita da Enrico Letta e Giuseppe Conte. Così scrive:
Poche le reazioni all'interno di Forza Italia. Una di rilievo proviene da un membro della delegazione ministeriale del partito, Mara Carfagna. La ministra del Sud e della coesione territoriale lamenta la rigidità dei due schieramenti che si sono confrontati in Parlamento: "chi voleva una legge-manifesto e chi non voleva alcuna legge".
Anche Elio Vito, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, è deluso per l'affossamento del disegno di legge, tanto di minacciare le dimissioni da responsabile Difesa e sicurezza del suo partito. Ai microfoni di un programma radiofonico dopo il voto aveva detto "no, non mi dimetto per adesso" e aggiunto che "le sorprese sul ddl Zan sono state vergognose, schifose e ignobili". Ma poi ha indirizzato una lettera a Silvio Berlusconi e lasciato gli incarichi.
Il mondo Lgbt e gli oppositori della legge
Il deputato del Pd Alessandro Zan parla di "responsabilità chiare" per l'affossamento della legge di cui era primo firmatario. "È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà" scrive su Twitter.
Dall'altro lato della barricata il senatore della Lega Simone Pillon esulta postando un selfie sorridente dall'aula del Senato. "154 a 131: ciao ciao Zan".
Dello stesso tenore la reazione dell'associazione Pro Vita e Famiglia, impegnata a favore del matrimonio, della famiglia tradizionale e contro la gender theory, che su Twitter ridicolizza una vecchia campagna del Pd a favore del ddl con un fotomontaggio.
L'ex parlamentare di Rifondazione comunista e storica attivista per i diritti delle persone lgbt Vladimir Luxuria invece protesta: "Noi abbiano smesso da tempo di vivere in segreto, altri con il voto segreto sono complici di chi commette e incita a commettere atti di violenza". E passa all'azione:
Aurelio Mancuso, ex presidente dell'Arcigay, è molto critico con entrambi i fronti: "Sulla pelle delle persone lgbt si è consumata una vergognosa demagogia estremista" scrive. E le critiche sono rivolte non solo alla destra sovranista, ma pure alla linea Pd-M5s.