EDITORIALI
La non urgenza delle leggi etiche
Tra Zan e Dat. Le emergenze civili esistono in Parlamento, non nel paese
Sembra dunque che il Pd, nonostante il timido ravvedimento in articulo mortis di Enrico Letta, abbia lasciato la zampa nella tagliola della sua stessa intransigenza ideologica e arroganza politica. Il risultato è che i contenuti davvero importanti, cioè essenziali, del ddl Zan dovranno quantomeno attendere altri mesi prima di diventare legge, e non è detto che il testo futuro sia identico a quello insindacabile – “se l’Italia vuole mettersi al pari del mondo evoluto” – ora stoppato dal Parlamento. Si vedrà, e seguiremo il nuovo iter con attenzione. C’è però una considerazione da fare, che non riguarda i contenuti del ddl e nemmeno la logica forzosa e improduttiva con cui il Pd ha condotto la sua partita. Si tratta di questo.
A proposito del ddl Zan, così come nel dibattito sul fine vita, c’è un’impostazione ideologica che insiste su un’idea quantomeno dubbia, o proprio farlocca, che promuove la seguente narrazione: se non approviamo queste leggi siamo barbari primitivi e incivili, ci mettiamo fuori dall’Europa, ci sono sterminate masse di cittadini discriminati e sofferenti senza diritti. Poi se si ha l’onestà di andare a controllare i numeri, si scopre ad esempio che la legge Cirinnà sulle unioni civili, dal 2017 ha prodotto meno di 15 mila unioni: sacrosante e legittime, ovviamente, ma una percentuale che smentisce l’urgenza di masse oceaniche allora sbandierata. Nel 2017 sono entrate in vigore anche le Dat, il famoso “testamento biologico”. Bene, finora ne ha usufruito l’uno per cento degli italiani. Significa che questa “urgenza” di modificare leggi di alto valore etico e in nome di una emergenza civile non esiste né nella società né nei numeri. Esiste solo nella mente ideologizzata di qualche politico.