la polemica
Perché le critiche sovraniste alla Lamorgese sul rave di Torino sono pretestuose
Mega party illegale, con cinquemila persone radunate in un'ex fabbrica per ballare la techno. "Il ministro dell'Interno venga in Parlamento a riferire", dicono Salvini e Meloni. Peccato che la titolare del Viminale fosse impegnata nella gestione del G20
Un rave illegale, con 5mila persone radunate in una ex fabbrica per ballare musica tecnho, senza alcun rispetto delle normative sanitarie. Quanto successo nella notte tra il 30 e il 31 ottobre tra Nichelino e Stupinigi, alle porte di Torino, ha tirato di nuovo fuori un grande classico della propaganda sovranista: il tiro alla Lamorgese. E infatti non erano passate che poche ore dalla scoperta del raduno abusivo che Salvini e Meloni erano già pronti a chiedere che il ministro dell'Interno riferisse prontamente in Parlamento sull'accaduto. Soprattutto dopo che questa estate, a ferragosto, durante il famoso rave nella Tuscia il ministro era stato a lungo criticato per la gestione dell'evento illegale, in cui era morto anche un ragazzo. Anche in quel caso si ammassarono nelle campagne viterbesi vagonate di roulotte e l'intervento delle forze dell'ordine fu reso possibile solo dopo un certo deflusso dei raver, a distanza di sei giorni dall'inizio dell'evento.
"Se non è in grado di garantire l'ordine pubblico e il rispetto delle regole lasci il posto ad altri", ha detto Salvini riferendosi alla Lamorgese. Mentre secondo la presidente di Fratelli d'Italia i partecipanti ai raduni hanno "capito che, con un ministro dell'Interno come il nostro, tutto è consentito in Italia. Pugno duro con i lavoratori in piazza, carta bianca per i facinorosi o chiunque voglia organizzare mega party illegali; questo è il modello Lamorgese". Meloni ha anche detto che ci sarà una richiesta di mozione di sfiducia da parte sua nei confronti del ministro. Che però, nelle stesse ore dei fatti registrati nell'hinterland torinese, era in ben altre faccende affaccendato. Gli occhi erano tutti puntati su un evento planetario come il G20. Dove erano stati messi in campo più di 5mila uomini. E dove anche solo un minimo disordine avrebbe potuto avere ripercussioni a livello internazionale.
Come sappiamo, la macchina organizzativa ha funzionato senza intoppi. E anche le mobilitazioni ambientaliste o di piazza previste nella capitale sono state contenute senza problemi. È per questo che incaponirsi su una questione locale come quella di Torino, la cui gestione per altro è demandata ai prefetti in accordo con le questure e le forze di polizia – che ieri hanno fatto sapere di aver lavorato per evitare l'afflusso di altre migliaia di persone –, fa piuttosto sorridere. Da peggiori nemici, con un operazione mal riuscita di spostamento dell'attenzione, non ci vuole niente a diventare i migliori alleati della Lamorgese.