Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli (LaPresse)

editoriali

Contro il piagnisteo del Mezzogiorno

Redazione

Il Pnrr non va usato per gli assumifici, ma come motore dell’efficienza

Dal Mezzogiorno e soprattutto da Napoli arriva un allarme sull’impossibilità, a causa della situazione disastrata degli enti locali, di presentare e attuare progetti per “mettere a terra” gli 80 miliardi del Pnrr destinati a quest’area. La preoccupazione è fondata: gran parte delle regioni del sud ha presentato pochi progetti, quasi sempre considerati inadeguati dal ministero dell’Economia. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e quello di Bari, Antonio Decaro, che è anche presidente dell’Associazione nazionale dei comuni, spiegano che è la carenza di tecnici e dirigenti qualificati nell’organico dei municipi a rendere difficile la stesura di programmi accettabili, e che questo rischia di trasformare una grande occasione in un fallimento.

 

Sono allarmi da prendere sul serio ma ad alcune condizioni: se tutto si risolve in un aumento della spesa corrente, nell’assunzione di personale basata su criteri clientelari, se cioè non si cambia registro, il fallimento è assicurato. Lamentele e velate minacce di dimissioni non possono sostituire un impegno a mutare una prassi consolidata che ha condotto alla situazione disastrosa che oggi viene giustamente denunciata. Se il Mezzogiorno darà prova di saper cambiare non mancherà il massimo sostegno da parte delle istituzioni. Però bisogna dare immediatamente prova di uno spirito nuovo, per esempio riducendo il divario del costo della sanità, nonostante in questo settore non ci siano differenze di personale rispetto alle altre zone del paese. Iniezioni di denaro che servano a tenere in piedi sistemi di governo inefficienti non servono, anzi sono dannose, come dimostra una storia ormai secolare.

  

Mobilitare le intelligenze, che ci sono come dimostra l’eccellenza di qualche ateneo tecnico, non solo quella artistica, mobilitare le imprese innovative, che ci sono, abbandonare la demagogia della lamentazione subalterna sostituendola con l’assunzione delle responsabilità da parte dei pubblici poteri: ecco le condizioni per uscire dall’impasse. Su questa base, e solo su questa, si può evitare di sciupare un’occasione storica.

 

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