Nicola Morra (foto Ansa)

Il caso

Ora Morra rottama pure il suo spirito anticasta e chiede 1300 euro di indennità

Redazione

L'ex grillino presidente della commissione Antimafia ha scritto alla Casellati per fare dietrofront rispetto alla decisione del 2018. "Mi servono per l'addetto stampa". L'ultima giravolta del vero impresentabile

Tra le mille incertezze del tempo, nella politica italiana c'è un personaggio più degli altri di cui è facile predire la prossima figura barbina. E cioè l'ex grillino Nicola Morra. Il presidente della commissione Antimafia ha scritto al presidente del Senato Casellati di volere indietro l'indennità di carica, circa 1300 euro cui aveva rinunciato nel novembre 2018, quando cioè era salito al vertice dell'organo parlamentare. Tre anni fa Morra vi rinunciò sospinto dalla tipica propaganda anti casta per cui non era immaginabile prendere soldi per svolgere il proprio lavoro. Del resto, ci avevano pur sempre costruito un partito sopra quella rinuncia frugale a qualsiasi forma di rimborso. Ma adesso il senatore calabrese, che nel frattempo è stato espulso dal Movimento cinque stelle dopo aver negato la fiducia al governo Draghi, ha fatto sapere di aver bisogno di quell'emolumento perché "ora che non ho più un gruppo politico a 'prestarmi' figure professionali e dovendo necessariamente assumere un addetto stampa che possa comunicare all’esterno il lavoro della commissione Antimafia e le attività del presidente, ho chiesto di poter avere l’indennità che mi spetta, in modo da poterci pagare un lavoratore, un giornalista addetto stampa che comunicasse il lavoro fatto". Facendo un calcolo a spanne, considerando che la richiesta è di recuperare quanto non è stato percepito in questi anni, si tratterebbe di circa 50mila euro. 

Certo, confrontato con le uscite per cui Morra si è distinto in questi anni, la giravolta sull'indennità è pur sempre il male minore. Considerando che Morra è lo stesso che, quando morì l'ex governatrice della Calabria Jole Santelli, accusò il popolo calabrese di averla eletta presidente della regione "pur sapendo che era malata". O colui che, in piena campagna di vaccinazione, fece irruzione in una Asl di Cosenza con la scorta insultando il personale (addirittura c'è chi denunciò la sua presenza in un secondo sito vaccinale nei panni di Diabolik, ma lui smentì). O ancora, quello che si travestì da detective per registrare conversazioni private e denunciare l'allora capo della segreteria del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, Giuseppe Cirò, promuovendo consulenti della sua stessa commissione i due funzionari (un maresciallo della Guardia di Finanza e un magistrato) che raccolsero la sua denuncia. Morra, insomma, col suo lavoro di presidente dell'Antimafia è titolato a dare patenti di presentabilità. Ma a ogni nuova occasione si dimostra il più impresentabile di tutti. 

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