editoriali
Il (non) senso dello stato di Salvini
Critica Lamorgese sulle limitazioni ai cortei. Ennesima polemica personalistica
Matteo Salvini continua a ripetere come un disco rotto le sue critiche a Luciana Lamorgese. Finché si trattava di mettere in discussione la “permissività” rispetto ai fenomeni migratori, ai rave party, alla gestione dell’ordine pubblico in casi come quello dell’assalto romano alla sede della Cgil, le critiche, per quanto spesso esagerate, corrispondevano però a una concezione dell’ordine pubblico più rigida, coerente con le posizioni della Lega. Ora, però, il dissenso viene espresso su una direttiva che cerca di contemperare il diritto a manifestare con quello alla salute e al lavoro, che ha il carattere di un giro di vite, che dovrebbe essere apprezzata proprio perché va nella direzione dell’irrigidimento più volte richiesto proprio da Salvini.
Adesso, invece, dice che “se vietiamo le manifestazioni perché non siamo in grado di far rispettare le regole, allora il ministro non sa fare il suo lavoro”. E’ evidente che per imporre a ogni manifestante di osservare le regole, cioè di indossare la mascherina e tenere le distanze prescritte, ci vorrebbero due poliziotti per ogni No vax. E’ del tutto evidente che questa critica non ha senso, e per giunta tende a indebolire la posizione dello stato alla vigilia di una prova (che si spera non sia una prova di forza) di autorevolezza nei confronti di una congerie di agitatori che non vogliono accettarla.
Naturalmente saranno i fatti a dire se le nuove direttive sono efficaci, ma sarebbe ragionevole che tutte le forze responsabili facessero sentire il loro sostegno, senza ambiguità e (presunte) furbizie. Sottrarsi a questa responsabilità solo per proseguire una polemica personalistica è una grave mancanza di senso dello stato, resa più evidente dalla distanza abissale con le parole di Sergio Mattarella che ha espresso il suo incoraggiamento al governo e alla titolare dell’Interno proprio in questa occasione.
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