Servizi disastrosi
La cinghia tra Pd e Cgil vive ancora nelle municipalizzate. Numeri e guai da governare
Roma ha più mezzi di Milano e Napoli ma trasporti completamente inefficienti. I risultati di un sondaggio che la sinistra (e non solo) non può ignorare
Gli abitanti delle tre maggiori città italiane e del loro hinterland, Roma, Milano e Napoli, sono insoddisfatti del più importante dei servizi pubblici, i trasporti. Giudizio medio negativo del 64%, ma con differenze rilevanti: meno 35 a Milano (e 11% pienamente soddisfatto), meno 76 a Napoli (cinque per cento soddisfatto), meno 80 a Roma (3% soddisfatto). Sono i risultati dell’indagine “La mobilità urbana vista dai cittadini” realizzata da Banca Ifis. E sono impietosi, se confrontati al gradimento dei partiti: senza l’influenza delle idee politiche e andando sul concreto dell’amministrazione locale la gente è parecchio più severa. Ma appunto tra Milano e Roma l’indice di insoddisfazione ha uno scarto di 45 punti a svantaggio della Capitale, quindi dell’Atac rispetto all’Atm. E uno scarto dell’otto nella soddisfazione sempre a vantaggio di Milano.
Anche Napoli scavalca Roma, seppure di poco. Ed è notevole che Roma abbia 2.151 mezzi di superficie e 96 treni di metropolitana, contro i 1.993 di Milano e 157 treni metropolitani, ed i 435 e 45 di Napoli. Non è la quantità a fare la qualità, nelle condizioni delle municipalizzate romane. Anche perché se Roma ha 2,8 milioni di abitanti contro 1,4 di Milano e 0,9 di Napoli, la sua densità per km quadrato è la più bassa: 788 contro 2.063 di Milano e 2.560 di Napoli: teoricamente servire i romani dovrebbe essere più facile.
Chi amministra dovrebbe essere molto attento a sondaggi come questo: non per nulla da Roma era iniziata l’ascesa dei 5 stelle, e da Roma è iniziata la rovina. Se questi sono gli effetti, le cause quali sono? La cinghia di trasmissione tra sindacati nazionali e partiti, in particolare tra Cgil e Pci-Pd, è stata sostituita dalla sudditanza delle giunte ai sindacati e sindacatini locali, non più in nome dell’ideologia ma del utile elettorale sbilanciato a favore dei dipendenti comunali. Chiunque diventi sindaco di Roma ha come socio occulto le sigle locali (Raggi ha ignorato il sì nel referendum sulla messa a gara dell’Atac e distribuito bonus e promozioni). Gualtieri nell’affrontare la questione rifiuti ha tirato fuori l’“Ama di municipio”, in apparenza un decentramento virtuoso ma a forte pericolo di moltiplicazione di burocrazia. Il pericolo è oggi soprattutto del Pd come lo è stato dei 5s. Non in tutte le grandi città a guida democratica è così: i servizi pubblici funzionano bene a Milano, Firenze, Bologna. Rischiano per l’ennesima volta di non funzionare a Roma. E a proposito di spazzatura: caro Gualtieri, quanti giorni mancano al Natale?