EDITORIALI
Su Berlusconi i pm sfidano il ridicolo
Non solo mafioso, a Firenze indagano il Cav. per truffa ai danni di Cosa nostra
Con la candidatura al Quirinale, tornano le accuse più surreali a Silvio Berlusconi: sarebbe, insieme a Marcello Dell’Utri, il “mandante esterno” delle stragi mafiose del biennio 1993-94 incluso il fallito attentato a Maurizio Costanzo. Su questo indaga, ormai da quasi 25 anni, la procura di Firenze dopo averlo già fatto nel 1998 (archiviazione) e dopo che l’ha fatto anche la procura d Caltanissetta (archiviato anche lì). E fa bene a indagare, con la dovuta prudenza e riservatezza, se ci sono ancora sospetti. Non è questo il problema. Ciò che dovrebbe preoccupare le istituzioni è l’uso politico delle indagini per influenzare l’elezione del presidente della Repubblica secondo il solito schema del circo mediatico-giudiziario: si prendono le accuse mai riscontrate di sedicenti pentiti e le si danno a giornali, in genere ben connessi con le procure, per portare avanti un’agenda politica. Così in questi giorni sul Fatto quotidiano e sull’Espresso sono state pubblicate dichiarazioni di boss che suggeriscono che Berlusconi avrebbe tentato di far saltare in aria Maurizio Costanzo, da 40 anni suo dipendente in Fininvest, per fare un piacere alla Mafia. O a sé stesso, non s’è capito. Sempre senza alcun riscontro, vengono pubblicate le dichiarazioni del boss Graviano che sostiene che la sua famiglia ha investito 20 miliardi nelle società di Berlusconi (esisterebbe anche una “carta scritta”, un altro papello che nessuno sa dove sia) ma il Cav. li ha fregati. E così emerge che quel genio del male di Berlusconi avrebbe truffato pure i mafiosi, e Cosa nostra non solo non l’ha ammazzato, ma avrebbe messo bombe e fatto stragi in giro per l’Italia su ordine del Cav. che così voleva diventare premier. La storiella non ha alcun senso. Neppure per i pm del processo sulla Trattativa stato-mafia dove invece, secondo quella narrazione, Berlusconi sarebbe vittima in quanto minacciato dalla strategia stragista di Cosa nostra attraverso il suo amico Dell’Utri. Ma mandante o vittima non conta, l’importante è sputtanare. D’altronde non è questa la funzione delle procure?