Salvini: "Fidatevi, sulla Casellati arriveranno 60 voti dal M5s". E a Di Maio tornano i conti

Valerio Valentini

Il leader leghista agli alleati parla di un patto con Conte. Il ministro degli Esteri teme lo stesso scenario e ne parla coi suoi. Intanto oggi il centrodestra voterà scheda bianca, nell'attesa della prova di forza di domani sulla presidente del Senato

Paure e speranze che si coagulano lì, intorno alla stessa contabilità. “Fidatevi, so che dal M5s arriverebbero almeno 60 o 70 voti”, ha detto ieri sera Matteo Salvini agli altri leader di centrodestra, convocati a Montecitorio per fare il punto sulla situazione, parlando dell'ipotesi legata a Elisabetta Casellati. E la strana coincidenza, che esalta gli strateghi leghisti e almeno quanto atterrisce i pontieri del Pd, sta nel fatto che poche ore prima, discutendo negli uffici del gruppo grillino alla Camera insieme a una manciata di fedelissimi, Luigi Di Maio rifletteva sulla stessa cifra. Ci sarebbero cioè, stando alle indiscrezioni che circolano tra la Farnesina e dintorni, “almeno 60 voti”: quelli che Giuseppe Conte avrebbe promesso a Salvini nella riunione di due giorni fa, nella quale hanno parlato del nome di Franco Frattini. La candidatura è poi stato archiviato, liquidato da Matteo Renzi in asse con Enrico Letta. Ma il piano che a quella candidatura dava sostanza, invece, è ancora lì. E ora alimenta la convinzione di Salvini.

“Fidatevi, so che possiamo contarci”, ripete il leader del Carroccio ai suoi alleati di coalizione. Gli stessi con cui, in un nuovo vertice mattutino, sempre a Montecitorio, ha deciso di accontonare l’idea di una prima conta su Carlo Nordio. Forza Italia ha infatti deciso di votare scheda bianca: questa è stata la comunicazione data a deputati e senatori azzurri. Ed è questa, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, la decisione dell'intera coalizione. Troppo alto, infatti, il rischio che il tentativo preliminare sul magistrato veneto portasse a un numero più basso di quello della somma di Lega, FI, FdI e centristi vari, che nel complesso vanta sulla carta 453 grandi elettori. Meglio restare nell’ombra e provare il blitz vero giovedì, al quarto scrutinio, il primo con quorum a maggioranza semplice. E’ lì che, al momento, Salvini vuole giocarsi il nome di Casellati. Ed è lì che, se davvero quei 60 voti promessi da Conte ci saranno, si riveleranno decisivi. E qualche sostegno dai senatori del Pd, e il soccorso variegato dei cespugli del Misto, potrebbe bilanciare alle emorragie forziste causate dai franchi tiratori presenti nel gruppo azzurro a Palazzo Madama. Una prova di forza, dunque. Che, se riuscisse, destabilizzerebbe l’intero equilibrio su cui si regge il governo di Mario Draghi. Ma a questo, evidentemente, Salvini vuole pensarci dopo.

 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.