l'attacco
Conte accusa Di Maio per il flop Belloni al Colle. Ma la sua ricostruzione fa acqua
Il duello tra i due, per ora, è solo virtuale, a colpi di hashtag e tweet-bombing. In un'intervista al Fatto l'ex premier dice che il ministro dovrà "rendere conto di diverse condotte molto gravi". Però la storia della candidatura del capo dei servizi segreti non convince
L'aria nel M5s è pesantissima. Nella lunga intervista che ha rilasciato al Fatto quotidiano, Giuseppe Conte non lo nomina mai esplicitamente, se non rispondendo a una domanda in cui non fa mai il suo nome. A riprova che oramai la tensione tra lui e Luigi Di Maio è pubblica, dopo il cortocircuito su Elisabetta Belloni. Non è ancora stato deciso il luogo e l'arma del duello tra l'ex premier e il ministro degli Esteri, ma è chiaro che i due arriveranno a una resa dei conti. E ad aggiungere un tassello a questa storia ci hanno pensato le parole di questa mattina di Conte. Che sul quotidiano diretto da Marco Travaglio ha accusato Di Maio per la vicenda Quirinale. Tanto che, come ha spiegato il capo politico del Movimento, il ministro degli Esteri "dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità". Di Maio sarebbe responsabile di una congiura che ha affossato la candidatura della presidente del Dis Elisabetta Belloni, ma la spiegazione addotta da Conte non convince più di tanto. Perché, sempre nell'intervista al Fatto, da una parte si dice che il nome della Belloni non era mai stato fatto pubblicamente da lui e Salvini, "sono andato a rivedere le dichiarazioni". E però allo stesso tempo lo comunicava a Beppe Grillo come un accordo chiuso. Tant'è che poi il comico ci ha fatto un post dai risultati esilaranti. "Con Beppe ho parlato io e abbiamo convenuto che la direttrice del Dis sarebbe stata un’ottima figura per la Presidenza della Repubblica", sostiene l'ex Avvocato del Popolo.
Insomma Conte, insieme a Letta, avrebbe prima proposto il nome di Belloni (e a quello di Severino) al centrodestra. Poi, secondo quanto va dicendo l'ex presidente del Consigio, sulla capa dei servizi segreti ci sarebbe stato l'ok di Lega e Fratelli d'Italia. Lì però sarebbe venuto meno il supporto del Pd. Perché? "Non entro nelle motivazioni, c'è stato un blocco trasversale", dice lui. Dopo di che "ho preso atto della posizione del Pd. Ma visto l’accordo con i dem e con LeU, non ho mai pensato di rompere quell ’asse politico per avventurarmi in una votazione che si presentava problematica anche nei numeri". Insomma, la sinistra dovrebbe anche ringraziarlo per non aver tentato la spallata.
Fatto sta che le parole di Conte misurano esattamente la temperatura all'interno di un M5s praticamente in stato di ebollizione. Non è ancora chiaro dove si affronteranno il capo politico e il suo predecessore ora alla Farnesina. In assemblea? Con un voto tra gli iscritti? Ancora non è stato fissato nessun appuntamento ufficiale, nè è stata scelta l'arma del duello. Per adesso i due continuano a sfidarsi sui social a colpi di hashtag e tweetbombing.