editoriali
La lezione di Gabrielli a Salvini e Conte sul caso Belloni
Il responsabile dei Servizi a Palazzo Chigi li rivela due spregiudicati disposti a danneggiare le istituzioni
È un po’ come rileggere un libro giallo sapendone il finale. Si rischia di dare per ovvie cose che nel corso tumultuoso degli eventi ovvie non lo erano, ma la luce del senno del poi illumina gli accidenti più strani e dà loro nuovo senso. E dunque, il fatto – già di per sé significativo – che Franco Gabrielli scelga di commentare la sfida quirinalizia in cui è stata trascinato il capo del Dis, va visto con attenzione. “Ho seguìto in presa diretta tutta questa vicenda – spiega il responsabile dei Servizi segreti a Palazzo Chigi – e ho visto in primis come Elisabetta Belloni, da grande servitrice dello stato, abbia vissuto con molto fastidio e preoccupazione tutta una serie di veicolazioni, incontri che ci dovevano essere quando lei addirittura nemmeno stava a Roma”. Riferimento evidente a un’agenzia fatta circolare – nelle ore in cui Giuseppe Conte e Matteo Salvini proponevano la candidatura della Belloni in modo sgraziato – e secondo cui il capo del Dis veniva descritta come in procinto di arrivare a Montecitorio per essere audita dai leader di maggioranza.
Ma c’è di più: “Belloni – prosegue Gabrielli – è stata una vittima di questa vicenda e ora bisogna imparare dagli errori, commessi a volte in buona fede e con le migliori intenzioni. Ma o hai la certezza che si arrivi a un’elezione oppure si arrecano danni alla persona e alle istituzioni che bisogna salvaguardare”. Eccola, dunque, l’insensatezza dell’azzardo giocato da Conte e Salvini sulla pelle di una persona che dirige uno degli snodi più delicati della Repubblica. Tirarla in mezzo alla cagnara quirinalizia, farla benedire da sgangherati tweet e da dichiarazioni affrettate, prima di aver costruito intorno a quel nome un accordo politico certo. E allora tocca tornare a rileggere a ritroso la trama del giallo: e chiedersi se, più che concentrarsi sulle presunte colpe di chi ha stoppato la candidatura di Belloni, non ci si debba interrogare sulla spregiudicatezza di chi non ha esitato a farne una “vittima” della battaglia politica. Forse Conte e Salvini qualche spiegazione in più dovrebbero darla.