Referendum, la Corte Costituzionale respinge il quesito sull'eutanasia
La Consulta ha giudicato inammissibile il ricorso referendario su questa materia: l'abrogazione della norma non avrebbe garantito una "tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana"
Tra i quesiti referendari passati al vaglio, la Corte costituzionale ha giudicato inammissible quello sull'eutanasia. Più nel dettaglio, sull'"abrogazione parziale dell'articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)", come recita il comunicato della Consulta. "In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili", si legge ancora nel documento. La sentenza con le motivazioni sarà depositata nei prossimi giorni.
“Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia”, ha commentato la notizia il segretario della Lega Matteo Salvini. "Prevedibile l’inammissibilità di un quesito estremo, ma ora non la si usi impropriamente come alibi contro la legge necessaria e urgente sul suicidio assistito già in Aula alla Camera", ha detto invece il deputato del Pd Stefano Ceccanti. "La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull'eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa", ha scritto su Twitter il segretario dem Enrico Letta. "La grande partecipazione che c'è stata nella raccolta firma, al di là dell'aspetto tecnico sull'ammissibilità che è legata alla formulazione del quesito, ci impone, impone all'intero Parlamento di discutere con noi del nostro progetto che è in discussione, ben articolato e costruito. Il Parlamento deve dare una risposta al paese, quelle firme non possono essere gettate al vento", è la posizione di Giuseppe Conte.
Proprio qualche giorno fa sul Foglio avevamo scritto del caso di un'Azienda sanitaria regionale – quella delle Marche – che in assenza sia di una legge che di una procedura certificata aveva deciso di concedere il suicidio assisitito. Ci siamo spesso occupati dell'argomento su queste pagine, in particolare ricordando che, come ha scritto il medico Ferdinando Cancelli, "legalizzare il suicidio assistito significa progettare un sistema che vede nella morte la vera libertà".
Sul populismo referendario, poi, avevamo ricordato come fosse meglio prima approntare una legge che affidarsi a una consultazione popolare. La sentenza della Corte costituzionale sembra dare ragione proprio a questa lettura.
Dall'archivio del Foglio