editoriali
Il limite della competizione
La caccia ai consensi finisce dove iniziano le emergenze, dal Covid all’Ucraina
L’approssimarsi della fine dell’emergenza sanitaria suscita tensioni fra chi vorrebbe arrivare a questo esito prima e chi pensa che sarebbe più prudente aspettare ancora un po’. Sullo sfondo, però, c’è l’idea che la fine dell’emergenza comporti anche il decadere dei presupposti che hanno portato alla costituzione di una maggioranza straordinaria. Naturalmente non c’è alcun automatismo, e peraltro dalla situazione internazionale vengono i segnali dell’irrompere di una nuova emergenza. In ogni caso sembra piuttosto chiaro che la scelta che è stata adottata, quella di ingessare tutto, lasciando Sergio Mattarella al Quirinale e Mario Draghi a Palazzo Chigi, non metta affatto in sicurezza la legislatura e che, al contrario, faccia emergere tutti i rischi connessi a un’annata elettorale.
Che le forze politiche puntino a far emergere il proprio profilo, e quindi l’antagonismo fisiologico tra formazioni che progettano un futuro alternativo, viene considerato uno scandalo, ma è pura fisiologia della competizione democratica. Il limite è l’emergenza e le esigenze che ne derivano: oggi questa necessità dovrebbe concentrarsi soprattutto sul versante economico-sociale, visto che quello sanitario sembra destinato a risolversi, che sia in un mese o in due non è poi così rilevante.
Una garanzia di tenuta sul fronte della partecipazione intensa e non subalterna ma impegnativa al concerto europeo e atlantico sarebbe stata impersonata plasticamente da Draghi al Quirinale. Non lo si è voluto fare e ora queste garanzie devono venire dalla politica, che fatica a mettersi nell’ottica di un sistema internazionale complesso, e oggi anche pericoloso, soprattutto a causa del provincialismo che caratterizza i partiti (non solo italiani) che debbono ottenere il consenso all’interno del paese. Così, mentre ci si accapiglia sulla questione della fine dell’emergenza sanitaria, se deve durare qualche settimana in più o no, si fatica a confrontarsi con l’emergenza internazionale della quale è difficile persino immaginare le reali dimensioni.