editoriali
La rivolta dei sindaci Pd contro il Pd
Decaro apre al referendum per cambiare la Severino, che invece piace a Letta
Intervistato da Virginia Piccolillo sul Corriere della Sera, Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), chiede con decisione una modifica della legge Severino. “Siamo l’unica istituzione sottoposta a questo particolarissimo regime. Prima di arrivare a sentenza definitiva, anche per reati minori, siamo sospesi per 18 mesi – dice – E poi, nel 95 per cento dei casi, assolti nei gradi successivi”. Interrogato sulla scelta del segretario del Pd, cioè del suo partito, di difendere la legge Severino ora sottoposta a referendum, Decaro spiega che “i sindaci di tutti i partiti lo avevano già chiesto più volte, da anni, soprattutto nell’ultima assemblea Anci, di cambiarla”. L’intervistatrice non sembra voler chiarire che Decaro è favorevole al referendum, ma il sindaco insiste: “Noi chiediamo una modifica. Che sia per scelta degli elettori o per iniziativa del Parlamento più volte sollecitato, va bene”.
In effetti non si capisce per quale ragione il Pd, il partito che raccoglie più sindaci in Italia, debba opporsi a una modifica razionale ed è bene che chi rappresenta i primi cittadini faccia sentire la sua voce. Può darsi che Enrico Letta non voglia differenziarsi anche su questo tema dal giustizialismo dei 5 stelle, ma in tal caso assumerebbe una posizione subalterna, contestata da larghi strati del partito, non solo dai sindaci, che comunque hanno sempre una influenza rilevante anche nella discussione interna ai dem. Si tratta di un problema politico reale e rilevante, che dovrebbe essere trattato riconoscendone esplicitamente i caratteri divisivi. Anche per questo la sostanziale minimizzazione offerta ai lettori del Corriere, che occulta l’implicito invito di Decaro ad approvare il quesito referendario se il Parlamento non provvederà prima, sembra una sofisticazione inopportuna.