editoriali
La sinistra che non si dà pace
Letta prova a scrollare via dal Pd il peso insostenibile del pacifismo
Sulla condanna dell’invasione russa ci sono problemi anche a sinistra. Enrico Letta si batte con decisione ammirevole per orientare nel senso di una condanna senza riserve e ha anche preso parte alla manifestazione, per la verità un po’ striminzita ma comunque lodevole, che si è svolta per protestare davanti all’ambasciata russa di Roma. Letta cerca di far ragionare il “suo” popolo, spiega che “se non difendiamo l’Ucraina non difendiamo nemmeno noi stessi”, davanti all’ambasciata di Mosca ha persino usato il termine “mondo libero” che in passato era considerato una provocazione dalla sinistra. Tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare per rendere senso comune a sinistra la necessità di combattere le nostalgie imperiali della Russia.
Non c’è solo da rimuovere dalla sensibilità pacifista l’antica convinzione che la guerra sia la conseguenza, sempre e comunque, dell’imperialismo capitalistico. Non sono più i tempi dei partigiani della pace di Stalin e della colomba della pace di Pablo Picasso, ma a quella narrazione unilaterale non se ne è sostituita una più aderente alla realtà. Si discute molto di responsabilità dell’Europa e dell’occidente, come se fosse possibile paragonare eventuali errori di questa parte all’aggressione dell’altra. Capire perché si è arrivati a questa situazione sarà necessario quando e se sarà possibile cercare soluzioni più efficaci per la sicurezza in Europa. Oggi questo dibattito è improduttivo e fuorviante, finisce col diventare una più o meno consapevole giustificazione dell’aggressione. Letta lo dice con chiarezza e merita un elogio sincero, c’è da sperare che riesca a mobilitare l’opinione diffusa della sinistra in questa stessa direzione.