le risposte del premier in aula
Draghi spiega la pace ai pacifisti: "Non si possono giustificare autocrati come Hitler e Mussolini"
"Non aiutare militarmente Kyiv significa lasciare che gli ucraini accettino pacificamente la schiavitù", dice il premier rispondendo uno per uno ai deputati che in Aula invitano alla pace. A chi vuole scusare Putin risponde: "Non ci sono scuse per chi aggredisce"
La pace è una questione complessa. Soprattutto se bisogna farla con chi rifiuta le condizioni suggerite dalla diplomazia e continua a bombardare sui civili, come fa Vladimir Putin. Ai deputati italiani ha provato a spiegarlo Mario Draghi, intervenuto questa mattina in Aula per riferire in vista del Consiglio europeo. Ai dubbi e alle contrarietà di chi teme che l'invio di armi in Ucraina significhi alimentare la guerra il premier ha risposto punto per punto.
Vittorio Sgarbi ha scomodato Tolstoj per dire che “come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l'acqua con l'acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza”. Ha parlato di tristezza Vittorio Sgarbi, e Draghi ha detto che lo capisce, di fronte a una tale carneficina. E però ha anche aggiunto che non intervenire significa sostanzialmente difendere il paese aggressore. “Non aiutare militarmente l'Ucraina – ha detto il premier – significa lasciare che gli ucraini perdano il loro paese e accettino pacificamente la schiavitù. Un terreno scivoloso che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito paesi inermi. A cominciare da Hitler e da Mussolini”.
Un paese inerme è ora l'Ucraina. E Draghi l'ha ricordato anche al deputato della Lega Guglielmo Picchi: "Lei onorevole vuole scusare Putin, ma non ci sono scuse per chi aggredisce". Spiegando quello che dovrebbe essere ovvio anche a un bambino, ha poi aggiunto che “bisogna essere in due per fare la pace”. Riassumendo e semplificando lo sforzo diplomatico che da più di un mese, da ben prima dell'invasione dell'Ucraina, i leader europei conducono con il Cremlino, Draghi ha ribadito che “l'Unione europea è impegnata in prima linea per cercare la pace”: l'esempio è quello del presidente francese Emmanuel Macron, “che telefona a Putin non so quante volte alla settimana”.
Ovvio dovrebbe essere anche che non c'è uno spirito guerrafondaio tra i valori su cui si fonda l'Unione europea. Ma per spiegarlo alla grillina Mara Lapia, e spiegare perché investire nella difesa non significa fomentare le guerre, Draghi parte dagli anni 50. “I fondatori dell'Unione europea, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente. Ma proprio per questo avevano progettato la Comunità europea di Difesa”, ha detto il premier, per poi arrivare all'oggi: “È proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è proprio per questo che noi vogliamo adeguarci all'obiettivo del 2 per cento che abbiamo promesso nella Nato”. Con buona pace dei pacifisti da divano.