Editoriali
Il centrodestra, Putin e la Crimea
Perché Veneto, Lombardia e Liguria devono annullare la mozione del 2016 con la quale hanno riconosciuto l' annessione di Putin
Il 18 maggio del 2016 il Consiglio regionale del Veneto approvò, a larghissima maggioranza, una risoluzione sull’Ucraina di “condanna” della posizione anti russa del governo italiano e dell’Unione europea, che chiedeva di togliere le “inutili sanzioni” alla Russia di Putin e di “riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum”. Si trattava, in sostanza, del primo riconoscimento da parte di un’istituzione democratica e occidentale dell’annessione illegale della Crimea. Prima del Veneto, in tutto il mondo l’avevano fatto una manciata di dittature come Cuba, Corea del nord, Nicaragua, Sudan, Siria e Zimbabwe. Ma dopo il Veneto l’hanno fatto altre due istituzioni democratiche, sempre italiane, sempre a maggioranza di centrodestra. Il 29 giugno 2016 la Liguria e il 5 luglio 2016 la Lombardia hanno approvato due mozioni pressoché identiche a quella del Veneto, che di fatto condannano la posizione occidentale e dell’Ucraina e riconoscono le ragioni di Putin. Il centrodestra, più specificamente la Lega, ha poi presentato altre due mozioni fotocopia in Toscana e in Emilia-Romagna che però non sono passate. Il riconoscimento dell’annessione illegale della Crimea, censurata anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, non ha alcun effetto concreto se approvato da assemblee regionali ma resta comunque una macchia indelebile di vergogna. Lo era nel 2016 e lo è a maggior ragione ora, alla luce dell’invasione di Putin che è la prosecuzione della violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina iniziata nel 2014 con la Crimea. Per riparare l’errore e recuperare un po’ di dignità politica, il centrodestra dovrebbe con un voto in quei consigli regionali annullare quelle risoluzioni. Se non è in grado di prendere l’iniziativa, dovrebbe essere il Pd o altre forze di minoranza a presentare una mozione per dare alla destra italiana l’occasione di rimediare a un grave errore politico.