editoriali
La normalizzazione di Giorgia Meloni
Il voto atlantista della leader di FdI è un primo passo verso una destra responsabile
L’impegno atlantico e l’appoggio esplicito all’aumento delle spese per la Difesa conferiscono a Giorgia Meloni un ruolo da opposizione costruttiva, che contrasta con quello di alcuni settori della maggioranza, in primo luogo i 5 stelle, ma anche settori della Lega, che su questi temi sono riluttanti o addirittura divergenti dalla linea concordata dal governo con gli alleati. Questo basta per conferire a Fratelli d’Italia la caratteristica di una destra “normale”, cioè tranquillamente fungibile in una logica di alternanza e competizione democratica? Naturalmente quando si parla di destra normale non bisogna dimenticare che a guidare quest’area in paesi importanti sono state spesso personalità che, all’inizio, vennero considerate improponibili da larghi settori dell’opinione pubblica internazionale, da Charles de Gaulle a Margaret Thatcher a Ronald Reagan, per non parlare di Silvio Berlusconi.
Quello che si chiede non è un’omologazione a un “modello” che poi non è altro che una specie di nostalgia per le democrazie cristiane, italiana o tedesca o austriaca conta poco. Quello che si chiede non è una rinuncia all’originalità, piuttosto una piena coscienza della responsabilità di appartenere a un sistema democratico in cui sono contendibili le responsabilità di governo e in competizione le opzioni politiche, ma in un quadro di solidarietà non solo istituzionale, ma che deve essere anche un vincolo e un limite. Meloni ha considerato quel vincolo inaccettabile quando ha portato a un governo di emergenza, in una situazione di emergenza. Ha considerato quella scelta non solo contraria alla sua visione, com’è lecito che sia, ma anche generata da una soggezione a poteri esterni e quindi anti patriottica. E’ proprio nel confine troppo sbiadito tra patriottismo e nazionalismo che sta il limite e l’inadeguatezza di Fratelli d’Italia ad assicurare una prospettiva che non desti legittime preoccupazioni. La scelta atlantica così esplicita sembra una prima correzione di questa deriva sovranista, ma un solo passo non basta.