(foto Ansa)

oggi la riunione

Il Def arriva in Cdm. Ma i partiti già si litigano il tesoretto (da cinque miliardi)

Redazione

La maggiore crescita del pil nel 2021 verrà controbilanciata da un calo quest'anno. Per questo il governo ha a disposizione risorse ristrette. Mentre Pd e M5s chiedono uno scostamento (che non ci sarà)

Di buono c'è che la crescita dell'economia italiana lo scorso anno è stata maggiore del previsto. Nella Nadef 2020 infatti il governo aveva inserito la stima di un più 6 per cento per il pil nel 2021. Alla fine il prodotto interno lordo è cresciuto, come ha calcolato l'Istat all'inizio di marzo, del 6,6 per cento. Da qui il sollievo del governo che adesso si trova a dover approntare il nuovo Documento di Economia e Finanza nel bel mezzo della crisi energetica e della guerra in Ucraina, che costringe l'esecutivo a misure che fino solo a qualche mese fa considerava poco praticabili sul fronte dell'approvvigionamento energetico. Con delle maglie d'intervento che però restano piuttosto ristrette. Anche perché, al contempo, se il governo prevedeva di crescere del 3,8 per cento nel 2022, in realtà l'incremento del pil quest'anno si fermerà sotto quota 3 per cento: tra il 2,7 e il 2,9 per cento.

Per cui quello di oggi sarà un Consiglio dei ministri in cui ci si muoverà con passo misurato. Anche perché sulla destinazione delle risorse i partiti non sono propriamente concordi. Ma facciamo un po' di calcoli. Rispetto allo scorso anno nel primo trimestre le entrate sono aumentate di 12,4 miliardi di euro (in totale sono circa 79 miliardi). Frutto soprattutto della ripartenza nella riscossione delle cartelle esattoriali, che nel 2020 erano state congelate. E dell'aumento del gettito dell'Iva. Incrociato con l'incremento del pil, il margine di spesa sarebbe all'incirca di 25 miliardi. Attenzione però, di questi 25 almeno 20 sono già impegnati nel finanziamento delle misure che il governo ha messo in campo per contrastare l'aumento dei prezzi dell'energia: ad esempio, la riduzione delle accise sui carburanti, per cui sono state impegnate risorse del Mef nell'arco del periodo 2023-2032 (circa 14,5 miliardi di euro). 

Rimangono quindi 5 miliardi (Il Sole 24 ore parla di un tesoretto inferiore, tra i 3 e i 4 miliardi), che dovranno in parte andare a finanziare le pretese dei partiti che compongono la maggioranza. Ragion per cui Pd e M5s hanno già iniziato a chiedere uno scostamento di bilancio, in modo da poter attingere a risorse aggiuntive per finanziare i settori più colpiti dalla crisi (oltre alle solite battaglie di bandiera che sempre si cercano di inserire nei capitoli di spesa). Ma il ministro dell'Economia Daniele Franco, che ieri ha partecipato all'Ecofin, ha già fatto sapere che l'obiettivo del governo è restare entro il margine previsionale di una crescita del deficit su base annua non superiore al 5,6 per cento. Questo per mantenere il rapporto tra deficit e pil intorno al 150 per cento, come da accordi con Bruxelles - nonostante il Patto di stabilità sia ancora sospeso -. E poter così dar il via a una progressiva discesa degli indici a partire dal 2023. Si capisce perché quella di oggi, in cui si tiene anche una specifica cabina di regia con le forze di maggioranza, potrebbe pur sempre non essere una giornata risolutiva. Del resto Giuseppe Conte lo aveva detto qualche giorno fa. "Sul Def vogliamo fare le nostre proposte: ci opporremo a un testo bloccato". Mentre se lo si chiede a Salvini, il segretario della Lega risponde: "Per ora non ne so nulla". Non proprio il presagio che la partita si possa chiudere in quattro e quattro otto. 

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